“Proprietà e gestione pubblica del servizio idrico” – intervento in aula

“Proprietà e gestione pubblica del servizio idrico” – intervento in aula

A mio giudizio, questa polemica sulla proprietà pubblica dell’acqua non ha né capo né coda. In questo breve intervento, volevo illustrare alcuni punti fondamentali sia della Legge in vigore che del Decreto attuativo del Governo, per eliminare moltissimi dei dubbi rappresentati da questa proposta di deliberazione, che, tra l’altro, seppur rispettabile (perché rappresenta l’opinione di 12.000 cittadini, quindi è assolutamente meritoria), però non può dettare gli indirizzi al Consiglio Comunale, che, al suo interno, deve deliberare e decidere senza alcun assillo.

In questo senso, riteniamo che l’acqua sia un bene pubblico e vada gestito in modo responsabile. L’acqua deve sfuggire alle logiche di mercato – e questo è un aspetto importantissimo -, ma chiaramente deve essere gestita, perché senza la sua gestione tutto questo ragionamento non funziona (con conseguenti sprechi, tariffe inadeguate e tutta una serie di fatti che sicuramente arrecherebbero danni ai cittadini). Questi due elementi hanno ispirato – e lo dico soprattutto ai Consiglieri del PD – la Legge che è attualmente in vigore. Ricordiamo, tra l’altro, una direttiva europea che, al contrario di quanto riportato dalla proposta di deliberazione – che ritiene che la privatizzazione dell’acqua sia imposta dal Trattato UE -, dà la possibilità ai Comuni di scegliere tra varie vie. Questa Legge non fa altro che ribadire questo concetto.

Leggo un passaggio della Legge che, secondo me, è fondamentale: “(…) Tutte le forme di affidamento della gestione del servizio idrico (…) devono avvenire nel rispetto dei principi di autonomia gestionale del soggetto gestore e di piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche, il cui governo spetta esclusivamente alle Istituzioni pubbliche, in particolare in ordine alla qualità e al prezzo del servizio (…)”. Questo è l’elemento essenziale che ribadisco.

Vorrei ricordare, sempre citando la Legge, che si danno queste possibilità: “(…) a favore di imprenditori e di società in qualunque forma costituite (…); a società a partecipazione mista pubblica e privata, a condizione (…) che al socio – privato – sia attribuita una partecipazione non inferiore al 40%”. Inoltre, vi è un terzo elemento, senz’altro in deroga a queste caratteristiche, che prevede: “(…) per situazioni eccezionali che, a causa di peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento, non permettono un efficace e utile ricorso al mercato, l’affidamento può avvenire a favore di società a capitale interamente pubblico (…)”; ho voluto specificare questo aspetto per onestà e correttezza di informazione, che è determinante.

L’acqua, quindi, rimane un bene pubblico; dopodiché, che cosa possiamo aggiungere? Questa Legge non fa altro che attivare un meccanismo di concorrenza, perché le tariffe sono un problema di oggi, non di domani; come voi tutti sapete, oggi, le tariffe sono determinate dalle ATO (che, a Torino, in particolare, è costituita, come previsto dalla Legge regionale, entro i confini della provincia di Torino).

L’ATO ha competenza sulle tariffe, quindi la Legge non modifica questo tipo di impostazione, perché continueranno ad esistere e, conseguentemente, a questo ragionamento si aggiunge anche il Decreto di attuazione di questa Legge, che voglio citare perché è altrettanto importante. Innanzitutto, il Decreto del Presidente della Repubblica ribadisce il concetto di pubblicità dell’acqua: “La proprietà dell’acqua è pubblica” e non ci sono dubbi su questo; inoltre, inserisce alcune norme per l’espletamento delle gare, che sono altrettanto importanti e che, a mio giudizio, vanno citate. Innanzitutto, prevede: “Le procedure competitive (…) sono indette nel rispetto degli standard qualitativi, quantitativi, ambientali e di equa distribuzione sul territorio e di sicurezza (…)”. “Le società a capitale interamente pubblico possono partecipare alle procedure competitive ad evidenza pubblica (…)”, quindi, in questo senso, nessuno vieta nulla. Per quanto riguarda il bando di gara – e lo sottolineo a chiare lettere, perché è fondamentale -, precisa: “(…) esclude che la disponibilità a qualunque titolo delle reti, degli impianti e delle altre dotazioni patrimoniali non duplicabili (…) possa costituire elemento discriminante per la valutazione delle offerte dei concorrenti.” Quindi, il fatto che la pubblicità della risorsa idrica sia completamente pubblica è una questione dirimente nel bando di gara.

Inoltre: “(…) prevede che la valutazione delle offerte sia effettuata da una commissione nominata dall’Ente affidante (…)”, un altro elemento, a mio giudizio, di garanzia e che: “(…) I criteri di valutazione delle offerte basati su qualità e corrispettivo del servizio prevalgano di norma su quelli riferiti al prezzo delle quote societarie (…)”. Quindi, il fatto che le tariffe siano competitive e favorenti i cittadini – e non contro i cittadini -, rappresenta un elemento dirimente del Decreto attuativo firmato dal Presidente della Repubblica; lo voglio sottolineare, sempre a beneficio di chi ascolta. Dopodiché, seguirà anche il parere dell’Autorità antitrust, perché è obbligatorio nel caso la popolazione interessata sia superiore a 50.000 unità.

Potrei continuare nei dettagli, ma mi sembra che la situazione sia limpida e non vi sia alcun sotterfugio: la Legge è assolutamente in linea con quanto previsto dalla proposta di deliberazione e, di conseguenza, non credo che vi siano ulteriori discussioni da fare. Oggettivamente, rispetto a questo tema, non vediamo altro che una strumentalizzazione (ancora più grave, in quanto si tratta di un argomento importante come l’acqua) fatta esclusivamente a fini elettorali. Lo voglio sottolineare, perché credo che sia una speculazione di basso livello ed è per questo motivo che, a seguito di questa interpretazione che abbiamo cercato di dare conoggettiva trasparenza, al momento del voto abbandoneremo l’Aula: a nostro parere,su questo tema non ci deve essere strumentalizzazione.