Imprese, giovani, lavoro: siamo pronti alle sfide – Torino Magazine

Imprese, giovani, lavoro: siamo pronti alle sfide – Torino Magazine

Gli obiettivi da raggiungere: indichiamo un traguardo. 

«Torino è la città dove sono nato e nella quale ho trovato l’ambiente ideale che mi ha consentito di crescere. Vorrei che i giovani trovassero le stesse opportunità per realizzare loro stessi. L’“ascensore sociale”, ovvero l’opportunità di migliorare le proprie condizioni di partenza, è il traguardo più grande che una società possa regalare ai propri figli. Le deleghe che il presidente Cirio mi ha conferito (bilancio e sviluppo economico, NDR) mi consentono di contribuire a questo percorso. Chi dona questa opportunità nel concreto sono gli imprenditori, una delle risorse più importanti di questa regione; stiamo quindi cercando di affiancarli nel miglior modo possibile, fortificando rapporti e relazioni. Ho visitato oltre 500 imprese per dare la certezza, anche ai lavoratori, che le Istituzioni fossero loro vicine. Oggi posso affermare con certezza che siamo pronti per le sfide epocali che ci attendono. Il principio al quale ci ispiriamo è che l’identità del Piemonte, e di Torino, sia racchiusa nella cultura di impresa. La sua declinazione pratica è garantita proprio dalle imprese e la forza di quelle piemontesi sta soprattutto nell’aver creato un mix produttivo impareggiabile. L’automotive deve continuare ad essere uno degli asset strategici, ma non può essere l’unico. Ecco quindi la grande attenzione per l’aerospazio e per la manifattura avanzata, quella capace di transitare in settori a più alta produttività. Il Piemonte e Torino devono continuare ad essere luoghi manifatturieri, posti dove si produce, a cui affiancare tutto ciò che garantisce un’alta qualità della vita e un’ottima organizzazione del proprio tempo libero. Le competenze straordinarie ci rendono unici. In questa terra sono presenti tutti i settori, da quello estrattivo all’aerospazio, dalla terra al cielo, come mi piace sottolineare. È evidente però, che senza fatti concreti queste enunciazioni rimangono solo parole. Per questo ci siamo dati da fare e abbiamo portato avanti il progetto del più grande hub aerospaziale italiano: la Città dell’Aerospazio. Abbiamo lavorato per definire un disegno che consenta alle imprese dell’auto una transizione dolce e supportata verso l’elettrico; abbiamo fatto emergere i bisogni della manifattura di eccellenza per fare in modo che con le risorse europee ci sia un salto di qualità nel tessile, nel lusso, nell’oro e nel gioiello, nel settore estrattivo, nella rubinetteria, nel casalingo, nel valvolame, nella nautica, nel design, nell’agroindustria, creando così il “cluster” dell’excellence manufacturing. Con le risorse messe a disposizione dalla Regione, è stato avviato il cantiere per la costruzione dei laboratori del Politecnico, che è il primo pezzo della Città dell’Aerospazio in corso Marche. A metà del 2023, inoltre, poseremo la prima pietra del Manufacturing Center per la mobilità sostenibile. Due posti, questi, in cui didattica, impresa e ricerca trovano un luogo unico di incontro. Non abbiamo poi trascurato quelli che possono sembrare dettagli, ma a cui l’opinione pubblica guarda con un’attenzione particolare. Ecco quindi l’eliminazione della quota regionale dell’IRAP per le imprese che assumono o che investono, la fine del cantiere infinito del Grattacielo, la sede unica della Regione Piemonte – dove presto ci trasferiremo consentendo un ingente risparmio di risorse pubbliche – e l’attrazione di uno degli acceleratori di start-up della NATO nel campo della difesa e dell’ESA BIC per il consolidamento di tutte le realtà legate al mondo aerospaziale. Questi sono solo alcuni dei progetti che cambieranno e rilanceranno Torino e il Piemonte nei prossimi anni».

Il rilancio economico della città: da dove cominciare, quali gli attori da coinvolgere e come?

«Eliminare le diffidenze tra imprese e tra imprese e politica è stato il lavoro più importante. L’impresa per noi è al centro, e questa certezza ha permesso un dialogo più fitto tra i vari attori, consolidando inoltre la consapevolezza che l’insieme vale sempre di più delle medesime parti prese singolarmente. Tutto scaturisce da un’opera di ascolto imponente sia con le singole imprese sia con i corpi intermedi, veri interlocutori per evitare quella che i sociologi chiamano “società liquida”, priva di rapporti e senza anima. Il confronto, anche aspro, mi piace, crea miglioramenti; i veti ideologici e fideistici invece sono una iattura e non li ho mai apprezzati in quanto rallentano e creano quei ritardi che, oggi più che mai, emergono nella loro drammaticità. Serve semplificazione normativa e burocratica e, nei limiti delle competenze regionali, stiamo procedendo in questo senso con determinazione e azioni concrete. Servono interlocutori unici e non frammentazione ed è per questo che abbiamo fatto nascere il “team attrazione”, dove le imprese che vogliono investire troveranno un unico ufficio al quale rivolgersi. Serve energia prodotta in loco, che ci renda autosufficienti e che sia a basso costo; ecco perché abbiamo pensato all’idrogeno e lavoriamo anche sull’idroelettrico. Per raggiungere questi ed altri obiettivi e mettere insieme progetti incisivi abbiamo coinvolto tutti, comprese le nostre eccellenti Università. Insomma, abbiamo utilizzato appieno il compito che la legge assegna alle regioni: la programmazione».

Gli scenari sui quali puntare – industria, tecnologia, cultura e turismo, ambiente e sostenibilità – siamo chiamati a scegliere o avremo una città polidimensionale?

«Oggigiorno non si può più essere monotematici. Il vero sviluppo, come ci dimostra il mondo delle imprese, arriva quando si riesce a fare interagire diversi settori fra di loro. Il mio sogno è una contaminazione intersettoriale, le filiere che diventano cluster; se lo sapremo fare avremo le chiavi di accesso verso la crescita, la ricchezza e il profitto: tre parole chiave che garantiscono occupazione e posti di lavoro. Se a questo abbineremo il marketing territoriale faremo in modo che Torino e il Piemonte diventino meta per chi ha interesse ad investire in un posto dove conviene, dove chi lavora è premiato, dove chi ha buone idee le può sfruttare, dove chi vuole qualità sa di trovarla. L’industria serve per avere ricadute sul territorio che non siano solo produttive. Scegliere un solo scenario vorrebbe dire avere già perso in partenza e non sfruttare appieno tutte le potenzialità».

La città attrattiva, gli ingredienti.

«Il valore aggiunto a quanto appena detto deve essere la qualità della vita. Chi viene a Torino e in Piemonte ad investire sa che può trovare competenze alle quali abbinare il cosiddetto buon vivere, fatto di tempo libero, natura, enogastronomia, turismo, sport. Torino inoltre è città universitaria e deve continuare a esserlo; gli studenti sono la linfa vitale del sistema delle imprese e su di loro stiamo investendo ingenti risorse regionali. La scuola rimane quindi un tema centrale così come la formazione professionale, che avrà una ulteriore crescita attraverso la rivoluzione che creerà il sistema delle Academy, progettato per realizzare percorsi formativi condivisi con un ruolo attivo delle imprese. Ecco perché stiamo realizzando luoghi dove didattica, ricerca e aziende siano in uno stesso luogo fisico; penso ad esempio al MTCC, alla Città dell’Aerospazio, alla Città della Scienza, al Parco della Salute. La politica ha il compito di indirizzare verso le mete del futuro. Sono certo ce la faremo, anche grazie alla straordinaria classe dirigente presente su questo territorio; persone che abbinano qualità e umanità».