Sicurezza a Torino – Proposte di Forza Italia

Sicurezza a Torino – Proposte di Forza Italia

GRUPPO CONSILIARE COMUNALE

DOSSIER 1.

LA SICUREZZA A TORINO. LA SICUREZZA DEI CITTADINI A TORINO. LE PROPOSTE DI FORZA ITALIA.

La libertà personale, nella società dell’incertezza, è ancora percepita come realtà ma ormai è, nei fatti, soltanto presunta.

Il primo diritto del cittadino è quello della difesa legittima (non della legittima difesa) contro l’abuso – che distrugge il diritto –, contro la prepotenza, contro il delitto.

Criminalità, corretta applicazione della giustizia, terrorismo: tre grandi problemi che accrescono la richiesta di protezione personale.

La nostra società è emotivamente impaurita a seguito dell’affievolirsi del sentimento di rispetto della libertà personale; questa sensazione alimenta l’incertezza che già domina sotto il profilo economico.

La sicurezza diventa quindi non solo un valore ed un diritto ma anche un risorsa psicologica necessaria a tutti i cittadini per aumentare e favorire la coesione sociale.

Il Censis ci dice che la paura della criminalità organizzata, anche straniera, raggiunge il 60% degli intervistati, la paura della microcriminalità il 51% del campione delle interviste.

In materia di ordine pubblico l’intervento dello Stato e delle Istituzioni è fondamentale. Occorre affiancare al controllo e alla repressione anche la prevenzione e un maggior impulso alla coesione sociale (nel rispetto delle nostre tradizioni e delle nostre leggi).

Il messaggio politico che viene veicolato alla cittadinanza deve essere parte della strategia di prevenzione. Lo si evince dal periodo che va dal 2000 al 2003 (guida nazionale di centro sinistra e poi di centro destra): nel 2000 la percezione che i reati fossero in aumento era del 77%, nel 2003 è scesa al 56% senza significative differenze fra Nord, Centro e Sud; l’aumento della paura è invece inversamente proporzionale alla scolarizzazione (più paura meno scolarizzazione) ed è presente più nelle donne rispetto agli uomini. Soprattutto negli ultimi anni, in misura maggiore con il governo di centro sinistra, si ha la sensazione che domini il meccanismo di “difesa del più debole” che, per antonomasia, è diventato l’extracomunitario, il delinquente spinto a commettere reati “per particolari situazioni di disagio ambientale”, il tossicodipendente. Esiste l’errata concezione che non siano le vittime i soggetti deboli da tutelare ed è assente il rispetto verso quelle categorie disagiate che, con enormi difficoltà, continuano a vivere nel rispetto della legge. Si nota inoltre una depenalizzazione dei reati di violenza sessuale; invitiamo a riflettere e a porre grande attenzione a quelle prevaricazioni che possono essere subite solo dalle donne o dai bambini.

Le impennate delle migrazioni extracomunitarie, in particolare da paesi di religione musulmana ma anche di quelle provenienti dai paesi dell’Est, pongono problemi di accettazione del fenomeno.
Cita il Censis: il 66% dei giovani tra 18 e 29 anni considera l’immigrazione un problema.
Questi tumultuosi e incontrollati arrivi rischiano di trasformare l’immigrazione in un pretesto per ricompattare la nostra società contro “il nuovo nemico” e di far esplodere la paura di “non avere mai ragione” in quanto sfiduciata dalle istituzioni che non elaborano soluzioni, che non tutelano i diritti fondamentali della convivenza civile e che non garantiscono la certezza della pena.

Ulteriore situazione di disagio è rappresentata dal timore che la giustizia abbia più riguardo per determinate categorie sociali e per alcune tipologie di reato (più grave è il reato più tutele per il criminale). E’ necessario, quindi, che i cittadini si sentano parte di un sistema che veda una giustizia non politicizzata, equa (a prescindere dall’identità e dalla collocazione sociale), che applichi la legge e non la interpreti fuori dal comune sentire della popolazione (esempio guerriglieri-terroristi calza a pennello), che evita di instillare la percezione di “giustizia negata” (partendo proprio dal basso, dagli microepisodi di litigiosità quotidiana), che collochi la certezza della pena al centro della sua azione.

“Tutelare e promuovere i diritti costituzionalmente garantiti attinenti alla dignità e alla libertà delle persone, contrastando ogni forma di discriminazione”, è l’unico riferimento presente nello Statuto del Comune di Torino relativo ai diritti della persona.

“Promuovere il rispetto della vita e la sicurezza sociale, rimuovendo le cause di emarginazione, con particolare attenzione alla tutela dei minori e degli anziani ed al diritto delle persone handicappate ad una città accessibile, mediante l’abbattimento delle barriere architettoniche, e ad una rete di servizi e di interventi che ne facilitino l’integrazione sociale e ne accrescano le opportunità lavorative. Il Consiglio Comunale potrà adottare apposite Carte dei Diritti, elaborate anche su proposta dei cittadini e previa ampia consultazione” è l’unico passaggio dello Statuto della Città che contiene la parola “sicurezza”.

Si capisce chiaramente come la difesa dei diritti dei cittadini contro i soprusi non sia un interesse centrale di questa Amministrazione. Noi crediamo invece che, essendo essa un diritto ed un valore, sia da tutelare con segni di legalità costanti e coerenti e con ragioni giuridiche concrete.

La complessità dei problemi di ordine economico, sociale e culturale impone di abbandonare la strada delle iniziative singole, episodiche, tendenti a rincorrere l’emergenza; si suggerisce, invece, l’elaborazione di un’analisi cognitiva, quantitativa e qualitativa dei vecchi e nuovi bisogni, delle cause strutturali e congiunturali e dell’insicurezza urbana che alcuni di tali elementi producono.

LE DIFFICOLTA’

Proviamo a individuare le manifestazioni più evidenti dei comportamenti illegali in città e sintetizziamoli così:

  • Rischio terrorismo attraverso il proselitismo religioso (a rischio una piccola minoranza di religione islamica)
  • microcriminalità e bullismo di gruppo;
  • abusivismo commerciale;
  • abusivismo abitativo e affitti di mansarde, box e tuguri a extracomunitari senza titolo;
  • presenza di immigrati clandestini costretti al vagabondaggio, allo sfruttamento o ad attività illecite (spaccio, prostituzione, furti, scippi,…); in particolare: islamici dediti allo spaccio; extracomunitari dell’Est dediti a rapine, scippi, furti e violenza sessuale; nigeriani dediti alla prostituzione e spaccio; senegalesi dediti allo spaccio; sudamericani dediti allo spaccio e alle molestie (ad esempio la Pellerina);
  • diffusa presenza di nomadi non regolari;
  • impiego di minori destinati all’accattonaggio con relativo loro sfruttamento;
  • sensazione di una presenza di “irregolari” sempre più diffusa con conseguente sensazione di impotenza, frustrazione e rabbia acuita dopo la legge che garantisce la cittadinanza dopo soli 5 anni!
  • estorsione ai danni dei commercianti e dei piccoli imprenditori
  • degrado sociale accompagnato da livelli di scolarizzazione non sufficienti, spesso degeneranti nell’abbandono della legalità.

Le nostre proposte:

– Chiedere al Governo nazionale di mantenere in vigore la legge Bossi-Fini;

– Inserire nello Statuto della Città di Torino il tema della sicurezza del cittadino; inserire nell’art. 2 “Finalità del Comune” le frasi “Il Comune opera per responsabilizzare tutti i soggetti al rispetto delle leggi” e “Il Comune opera per garantire la sicurezza dei cittadini attraverso l’applicazione di tutti gli strumenti legislativi utili”; inserire un articolo relativo alla Polizia Municipale che indichi come il Comune eserciti funzioni di polizia locale attraverso il Corpo di Polizia Municipale;

– Rispettare le regole (poche ma buone). Il cittadino, in particolare extracomunitario, deve manifestare la sua coscienza civile iniziando dalle cose semplici, dai comportamenti quotidiani, dalle azioni di ogni giorno (indossare il casco sul motorino, non posteggiare l’auto fuori posto, pulire le deiezioni del proprio cane, sanzionare gli esseri umani che insozzano i marciapiedi e i parcheggi con proprie deiezioni, gettare i residui dei pranzi sui gradini, dare la precedenza al pedone che si accinge ad attraversare la strada sulle strisce, rispettare le idee degli altri,…) senza lasciare spazio a “zone grigie” che poi possono sfociare in illegalità;

– Mantenere motivato ed efficiente l’apparato burocratico;

– Istituire l’Assessorato alla Sicurezza, con relativa struttura di gestione chiamata Settore Sicurezza Urbana con compiti di progettualità, ricerca e analisi dei fenomeni legati alla criminalità e al senso di sicurezza dei cittadini. Obiettivi: sviluppo di progetti idonei a garantire adeguate forme di controllo presso le aree cittadine e coordinamento degli interventi per la sicurezza del cittadino; accorpamento di deleghe distribuite oggi in più assessorati quali: le autorizzazioni amministrative e le ordinanze sanitarie di competenza del Comune, piano regolatore sociale, stranieri e nomadi, tutele dei minori, corpo di polizia municipale.

– dare ai vigili urbani status, dignità simbolica, retributiva, ruolo operativo certo e privo di fraintendimenti, libero dalle interpretazioni utili e “comode” al governo locale in carica;

– concedere ai Vigili Urbani strumentazione adeguata: le legge 65/86 all’art. 3 dice che i VVUU collaborano con le forze di polizia e all’art. 5 dice che svolgono anche funzioni di pubblica sicurezza – il DM 145/87 all’art. 1 dice chiaramente che l’armamento in dotazione è adeguato e proporzionato alle esigenze di difesa personale e all’art. 2 rimanda, nel rispetto della legge 65, al regolamento comunale l’armamento in dotazione agli addetti di polizia municipale. Quindi sarebbe importante fornire loro giubbotti antitaglio e antiproiettile, bastoni sfollagente in gomma e altre dotazioni per consentire la difesa personale (a seguito di autorizzazione del Prefetto, per dimostrato bisogno, come da legge 110/75 art. 42)

– abbinare a queste soluzioni una comunicazione efficace e capillare sul ruolo che ha realmente la polizia municipale nella Città; sfruttare le enormi esperienze conoscitive dei vari nuclei operativi senza inutili smembramenti o repentini e non organizzati cambiamenti di mansioni;

– potenziare la figura del Vigile di Quartiere, dedicato al cittadino-utente, con competenza che spazi dagli atti criminosi alla regolazione del traffico, dalle sollecitazioni ai settori comunali titolari delle competenze alla segnalazione ai servizi sociali di particolari problemi riguardanti i cittadini. L’obiettivo è la conoscenza del quartiere per percepire tutto ciò che può causare allarme sociale;

– istituire la Scuola Vigili di Quartiere o Vigili di prossimità;

– Progetti di videosorveglianza, previa mappatura del rischio, che individui i quartieri più esposti e sui quali risulta necessario intervenire;

– Disporre, sulle pensiline Gtt e sui semafori, pulsanti abilitati con segnali di allarme;

– Monitorare, attraverso controlli adeguati e periodici dei contratti di locazione, il fenomeno delle locazioni abusive, in collaborazione con il catasto e con le banche dati della Polizia di Stato;

– Illuminare meglio le zone più buie e favorire, attraverso sgravi fiscali, l’illuminazione notturna delle vetrine;

– Favorire l’utilizzo dei taxi per le donne sole, in particolare nelle ore notturne (18 – 1) e per le donne che fanno i turni di notte, attraverso convenzioni con i taxisti;

– Il Comune si costituisca parte civile, sempre, nei processi per violenza carnale;

– Richiedere al Governo più uomini delle forze dell’ordine sul territorio dotati di strumenti adeguati. Più poliziotti e più carabinieri significano più attenzione alle varie zone della città;

– chiedere al Governo nazionale di proseguire nell’esperienza del carabiniere di quartiere per dare certezze a ciascuna comunità territoriale;

– dare adeguata pubblicizzazione al servizio “Denunce a domicilio” affinché i diversamente abili e gli anziani possano denunciare un fatto direttamente da casa;

– informare periodicamente le donne ed i cittadini più esposti sulle misure da adottare in caso di emergenza e su quanto si possa fare, secundum legem, in caso di pericolo; creare la consapevolezza che la prudenza è sempre necessaria in quanto la criminalità è endemica ad ogni società;

– aggiornare e rilanciare i “Protocolli di intesa” tra Prefettura e Città; preso atto che la competenza in materia di ordine pubblico e sicurezza pubblica e di contrasto alla criminalità appartiene allo Stato, è compito dell’Amministrazione Comunale contribuire ad elevare il livello di sicurezza dell’intera collettività ostacolando comportamenti devianti;

– utilizzare al meglio la partecipazione della Città al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblici, affinché si coordinino le azioni con indirizzi politici e di governo precisi, chiari e inequivocabili;

– rendere più efficace ed efficiente la centrale operativa unica;

– utilizzare l’esperienza, maturata negli anni di servizio nelle forze dell’ordine, dei giovani pensionati e degli anziani per garantire sicurezza all’uscita dalla scuole e all’interno dei giardini pubblici in collaborazione con la polizia municipale; questo permetterebbe di raggiungere un duplice obiettivo: invecchiamento attivo e esempio per i giovani;

– implementare gli interventi di educazione civica nelle scuole e tra i giovani; aumentare la conoscenza della Costituzione italiana;

– revoca delle licenze ai phone center non in regola o che abbiano violato la legge anche solo una volta;

– chiusura dei centri sociali;

– porre fine all’incongruenza che porta alle espulsioni immediate degli extracomunitari senza permesso, ma solo se senza pendenze con la giustizia, rispetto a quelli che hanno subito condanne inferiori ai tre anni e che, dopo il patteggiamento della pena, avendo dei carichi pendenti, vengono rilasciati vanificando il lavoro delle forze dell’ordine e dei vigili urbani;

– informare la cittadinanza e i mass-media sulle azioni svolte contro la criminalità e sui rilevamenti che periodicamente vengono effettuati relativamente alle condizioni di sicurezza della Città (coordinandosi nel Comitato provinciale per la sicurezza); comunicare le espulsioni e gli arresti; su questo tema è opportuno un forte miglioramento del sito internet del Comune;

– utilizzo dei Nop (nuclei di ordine pubblico della Polizia di Stato) – oggi utilizzati per le vigilanze – in aggiunta alle già efficienti azioni della Polizia e dei Carabinieri in servizio

– investire con continuità nel processo di riqualificazione delle aree maggiormente depresse e degrate e avviare un processo di integrazione basato sulla distribuzione delle risorse per potenziare il livello di scolarizzazione delle fasce più esposte al pericolo di essere irretite nella criminalità ; verificare, attraverso controlli dei VV.UU. a seguito di segnalazione delle scuole, la frequenza alla scuola dell’obbligo.

In definitiva gli strumenti per garantire e far percepire più sicurezza ci sono tutti, anche attraverso, come si è visto, un mix tra pubblico e privato. Ora tocca alla politica.
A Torino serve un piano strategico d’intervento che fissi obiettivi, tempi e risorse umane e finanziarie per realizzarlo. Serve un patto di solidarietà per la legalità tra tutta la classe politica, maggioranza e opposizione, piuttosto che prese di posizioni strumentali. Legalità e sicurezza, del resto, sono presupposti essenziali e prioritari a ogni processo di crescita della città del futuro, che tutti abbiamo il dovere di costruire, ognuno nel rispetto del proprio ruolo.

Il gruppo consiliare comunale di Forza Italia

I capigruppo ed i consiglieri di circoscrizione

I coordinatori di circoscrizione