Stadi a Torino: 17 anni di insuccessi

Stadi a Torino: 17 anni di insuccessi

Una città che veda nel calcio un fenomeno di interesse pubblico con implicazioni sociali dovrebbe mettere in soffitta quanto la politica torinese ha fatto fino ad oggi sugli stadi.

Come al solito gli eventi si accavallano e la sinistra governa l’emergenza.

Andiamo con ordine. La Città di Torino è governata dal 1975 dalla sinistra. Nel 1990 ci sono stati i campionati mondiali e per l’occasione è stato costruito il Delle Alpi e abbandonato l’attuale Olimpico (già Comunale). Nel 1990 esce il “Taylor Report” in Inghilterra. Dal 1997 non esiste più il Filadelfia (Novelli-Castellani lo abbattono con la solita promessa: “lo ricostruiamo subito”). Nel 1999 si è saputo che Torino avrebbe ospitato le Olimpiadi. Da più di cent’anni si sa che Torino ha due squadre di calcio che giocano, da sempre, nei massimi campionati italiani e competono nelle sfide internazionali. Per le Olimpiadi sono arrivati ben 2,6 miliardi di euro (oltre 5 mila miliardi delle vecchie lire).

Bene, se la politica avesse avuto acume questo doveva evidenziarsi attraverso una strategia, anche solo copiando quanto fatto in Inghilterra con il rapporto Taylor. Le risorse si sarebbero trovate a poco a poco. Invece il nulla.

Cosa si può fare realisticamente oggi vista la situazione esistente?

Innanzitutto ricostruire il Filadelfia. La Città mette 3.500.000 euro e consente a Cairo l’accesso al credito sportivo per pagare gli altri 6 milioni in tempi ragionevoli.

Dare alla Juventus e al Torino la proprietà degli stadi (Delle Alpi e Olimpico rispettivamente) togliendosi il carico della manutenzione e della sicurezza interna (molto alti).

Realizzare un piano che sgravi i cittadini della zona Olimpico da costi troppi elevati sulla qualità della vita.

Tre capisaldi sui quali costruire l’alternativa agli stadi intesi non come semplici contenitori ma come spazi pubblici e di spettacolo.

Ci avessero pensato prima forse oggi avremmo gli Europei del 2012.

Andrea Tronzano