Andrea TRONZANO, Consigliere Comunale a Torino – Modernizzare l’Italia

Andrea TRONZANO, Consigliere Comunale a Torino – Modernizzare l’Italia

Per le “interviste di MIT“, Elisa Petroni e Tommaso Mestria ci portano a Torino, a conoscere Andrea Tronzano, consigliere comunale e capogruppo di FI del consiglio metropolitano, già vicepresidente ANCI Piemonte.

Le primarie del Pd hanno evidenziato un calo dell’affluenza e anche dei brogli, nonostante questo anche nel suo schieramento le primarie vengono invocate, lei ha quale idea in proposito?
Che bello poter scegliere il proprio candidato. Da qualche anno a questa parte assistiamo, invece, alla cooptazione. Le preferenze vengono considerate colluse con la mafia, la scelta del candidato viene vista come un sopruso al capo di turno; potremmo considerare queste opinioni legittime se i partiti riuscissero a fare selezione sul merito, sulle idee, sull’ascolto delle opinioni migliori e non sulla adulazione o riverenza del capo. Purtroppo, non è così e quindi qualche strumento per continuare a far detenere al popolo sovrano la capacità di scegliersi i propri governi ed i propri rappresentanti dobbiamo trovarlo. Le primarie potrebbero essere uno strumento, purché regolamentate per legge e con sanzioni precise. Il problema è che in Italia si cerca sempre di trovare l’inganno per aggirare la legge e questo difetto molte volte impedisce l’approvazione di leggi intelligenti.

Torino per il centro destra è una città inespugnabile? Da quali idee e programmi ripartire?
E’ indubbio che da 40 anni governa la sinistra. Dal 1975 con Novelli al 2016 con Fassino abbiamo assistito a cambi di volti, ma con le stesse persone a determinare gli indirizzi. Questa mancanza di alternanza ha favorito la creazione di un pensiero dominante e, conseguentemente, di una rete di potere difficile da contrastare. Detto questo, di inespugnabile non c’è nulla. Se solo il centrodestra avesse realmente creduto nelle proprie idee e le avesse portate avanti con determinazione oggi saremmo competitivi; invece, i vari trasformismi, cambi di casacca, rendite di posizione, convenienze personali hanno determinato sconcerto nei nostri elettori e quindi mancanza di fiducia. Siamo certamente più deboli di qualche anno fa, ma fortunatamente con una classe dirigente locale forgiata dalle difficoltà, coerente, all’altezza delle sfide e con un patrimonio di valori comuni che il Pd non ha al suo interno. Il ballottaggio è alla nostra portata purchè si sia uniti e con un candidato sindaco adeguato al territorio in cui si svolgono le elezioni e cioè Torino.

Lo snellimento burocratico e riduzione fiscale sono ancora punti irrinunciabili? Quali le sue proposte in merito?
Se penso a quanti italiani non godono dei diritti che gli spetterebbero e debbano quasi pietire quanto sarebbe loro dovuto mi fa accapponare la pelle. Certe volte penso che questo Paese non cambierà mai, ma poi mi scuoto e dico che la speranza di arrivare un giorno al governo della città esiste e deve essere coltivata facendo capire che rendere efficiente la Città è la nostra priorità. Meno regolamenti, ma regole uguali per tutti; controlli serrati, ma solo se la pubblica amministrazione dà il buon esempio. Meno adempimenti e maggiore digitalizzazione. I numerosi dipendenti pubblici dovranno lavorare su indirizzi precisi ed in un tempo stabilito per rendere la burocrazia amica del cittadino e non ostacolo ad ogni sua iniziativa. Girare 5 uffici o 3 sportelli, prendere il proprio numerino e attendere ore in coda fanno sentire il cittadino un numero e non una persona. Questo sistema noi vogliamo cambiarlo con un duro lavoro quotidiano e dandoci 3 anni di tempo.

La diminuzione delle tasse non ci sono dubbi che rimanga il nostro obiettivo. Meno spesa pubblica, meno partecipate pubbliche, meno debito creerebbero spazi di manovra per contrastare le tante tasse occulte che incidono sulla vita quotidiana: dalle strisce blu al canone di occupazione del suolo pubblico, dalle tariffe degli asili o dei servizi a domanda individuale alle tasse che gravano sui defunti per la loro sepoltura, dalla tassa rifiuti alle miriade di balzelli sull’acqua o sul trasporto pubblico.

Una società sana deve avere una imposizione globale non superiore al 30% (comprese le accise, le bollette, i canoni, le tariffe); il resto deve poter essere speso per le proprie necessità o volontà.

Con la sinistra al governo, compresa l’ibrido Pd di Renzi, non sarà mai possibile. L’unica vera alternativa siamo noi purché il centrodestra si rinnovi e combatta veramente per quelli che sono i suoi ideali e il suo modello di società. Questo è ciò che ci ha portato ad avere più volte negli ultimi vent’anni una maggioranza schiacciante ma non utilizzata. Questo è quello che dobbiamo tornare ad essere.

Parliamo di Federalismo. Contrario o favorevole. Ci spieghi perché.
Principio di sussidiarietà e federalismo rimangono due cardini del progetto politico del centrodestra. Chi è più vicino al problema ha più possibilità di risolverlo. Penso sia sacrosanto che i Sindaci siano giudicati, per esempio, anche per le tasse che tolgono o mettono purché queste siano nella loro reale disponibilità e competenza. Il federalismo limita l’azione arbitraria dello Stato, soprattutto lo Stato per come lo intende il Pd ovvero tutela degli interessi della loro filiera di potere e non tutela degli interessi dei cittadini. Oggi un progetto ventennale sta subendo un vistoso e negativo rallentamento ed in più assistiamo ad un nuovo accentramento delle competenze su Roma che rischia di diventare oligarchia e privilegiare i funzionari a scapito degli eletti dal popolo. Il rispetto della sovranità di un territorio è un elemento fondamentale in democrazia e vediamo come l’Europa sia invisa ai popoli europei, in particolare quelli del sud Europa, perché la politica è succube e le leve del comando sono in mano a pochi a danno dei molti. Per fare un paragone più vicino cito le Città Metropolitane, un chiaro esempio di come non devono essere fatte le riforme. Sono certo che anche il nuovo Senato, purtroppo, risulterà un ibrido raffazzonato ed è per questo che voterò contro al referendum.

Quali i problemi principali di un amministratore sul territorio oggi che il cittadino medio è disinteressato alla politica?
Applicare delle leggi che spesso si sovrappongono creando ostacoli all’azione amministrativa. Dovremmo avere leggi meno numerose e meno complesse ed avere un reale coordinamento tra la legislazione nazionale e la regolamentazione locale. Questo renderebbe la vita difficile alla corruzione, una piaga italiana che brucia il merito e l’intrapresa, e consentirebbe maggiore responsabilizzazione cosa che oggi manca: in Italia è sempre colpa di qualcun altro.

Inoltre, gli amministratori di matrice liberal democratica devono subire un impianto legislativo dedito più al controllo piuttosto che allo sviluppo. Questo limita molto l’azione a favore dell’impresa e della creazione di opportunità.

Parliamo di diritti civili. Contrario o favorevole alla stepchild adoption?
Assolutamente contrario. Vedo con favore il riconoscimento di diritti economici e giuridici alle coppie omoaffettive e anche alle coppie eterosessuali. Le adozioni omo invece aprono la via all’utero in affitto e allo sfruttamento della capacità di donare la vita che è solo e unicamente della mamma e del papà. Non ci può essere una maternità surrogata. Sul tema sono conservatore, con orgoglio. L’avanguardia non è il mio forte quando si parla di natura, di famiglia, di matrimonio e di costruzione di una società sana. Liberi di gestire la propria vita, ma determinati a difendere la procreazione come dono e non come diritto. [La Redazione]