Città Metropolitana: un fallimento annunciato – News Italia Live

Città Metropolitana: un fallimento annunciato – News Italia Live

Un fallimento annunciato, non una riforma storica. Le parole del Ministro Delrio cozzano inevitabilmente con la realtà dei fatti. La Città Metropolitana è un ente che sostanzialmente si sovrappone alla defunta provincia e nella sua essenza non modifica nulla, se non diminuendo gli spazi dedicati alla democrazia; una riforma che si rivelerà inutile. Minori risorse, assenza di voto popolare, diciotto consiglieri per 315 Comuni, stesse competenze, stessa estensione. Un fallimento. Sarebbe stato meglio sostenere, sarebbe stato più corretto dire che le Regioni e le Province nel disegno accentratore, oligarchico e antifederalista di Renzi sono da chiudere. Con l’attuale norma si prolunga l’agonia e si generano leviatani sui quali sarà più facile scaricare le responsabilità dei fallimenti del Governo renziano. Detto questo, in attesa di cambiarla, la legge si rispetta. Dobbiamo quindi, con responsabilità, concorrere a mitigare i nefasti effetti attraverso regole del gioco applicabili; i Sindaci e i cittadini non hanno bisogno di liti, ma di soluzioni che consentano un efficace governo del loro territorio. Alcuni spunti: riempire di contenuti operativi le nuove funzioni fondamentali visti gli ampi margini di regolazione concessi allo Statuto Metropolitano; esso assume, infatti, un forte contenuto normativo generale sia nel riparto e nella gestione delle funzioni sia nel legittimare accordi tra la Città Metropolitana, i Comuni e le Unioni di Comuni. E’ necessario, inoltre, stabilire politicamente, in accordo con le Regioni, se si vuole un ente “leggero” (che fa solo pianificazione strategica e coordinamento tra Comuni) o “pesante” (che gestisce viabilità, edilizia, agricoltura, CpI, formazione professionale,…). Un secondo obiettivo è individuare le zone omogenee partendo da quello che si vuole che esse rappresentino e facciano e non dai Comuni che devono appartenervi. Fare in modo che esse siano veramente coese, onde potergli affidare deleghe di competenze che evidenzino il protagonismo dei Comuni e scaccino la paura del “capoluogocentrismo”. Fondamentale sarà la collaborazione con le Anci regionali che debbono aiutare il percorso facendo maturare la consapevolezza dell’utilità per i Comuni della gestione associata come unica virtuosa alternativa alla marginalizzazione dei loro interessi. Ancora una volta gli Amministratori sono chiamati a fare virtù di norme irragionevoli.

ANDREA TRONZANO                          

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