Commercianti in strada contro i cantieri «Da 3 anni e mezzo siamo in un incubo» – CronacaQui

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Tra Lingotto e Bengasi esplode la rabbia dei negozianti: «La metà delle attività ha chiuso»

Lavori, scavi, vie chiuse. Così da tre anni e mezzo. Il futuro del cantiere della metropolitana è tutto da decifrare. Lo si capisce guardando gli occhi dei commercianti che ieri mattina si sono ritrovati in via Nizza, davanti ai cantieri della metropolitana all’altezza del grattacielo della Regione, per protestare e dare il via ad una “controfesta”, dunque in netta polemica con la decisione dell’amministrazione comunale di festeggiare un evento che ha messo in crisi e fatto chiudere numerosi negozi del quartiere Lingotto.

«Abbiamo apposto una targa – spiega il consigliere di Fi della circoscrizione Nove Alessandro Lupi -, in memoria dei negozi che hanno chiuso per colpa dei ritardi di realizzazione dell’opera che sono il 50% di quelli presenti in quel tratto». In Via Nizza, tra le vie Caramagna e Sommariva, sono poche le attività che continuano ad alzare la serranda al mattino. Nonostante debiti e tasse. La decisione del Comune di Torino di dimezzare Tari, Cosap e Cimp, allo scopo di compensare economicamente, almeno in parte, i disagi provocati dal cantiere della linea Uno della metropolitana non ha tranquillizzato i negozianti che temono nuovi disagi e che, ora, dovranno aspettare il mese di novembre del 2016 prima di vedere la riapertura della strada. E la fine del 2017 per la benedizione di “Italia ’61” e “Bengasi”. «Il tratto Lingotto-Bengasi – continua il consigliere comunale Andrea Tronzano – , è stato lasciato in balia degli eventi. Questi negozianti stanno facendo il possibile ma come faranno a tirare avanti altri due anni?».

Ora i commercianti, stritolati dai cantieri, attendono quel Fondo che potrebbe aiutarli a tirare avanti fino alla fine dei lavori. «Metà delle attività hanno chiuso – conferma Gianni Tantimonaco, referente dei commercianti di via Nizza -. L’altra metà, invece, ha problemi a tirare avanti. La nostra paura più grande, inoltre, è che i lavori possano nuovamente fermarsi. Quello sì che sarebbe un colpo duro da digerire». [P. Versienti]

20.06.16_ToCronaca_Cantieri