Di balzello in balzello

Di balzello in balzello
Gli italiani sono famosi per essere molto fantasiosi. Non a caso siamo uno dei pochi Paesi al mondo dove si paga la tassa sull’ombra, quella che viene proiettata sul suolo pubblico da tende e tendoni degli esercizi commerciali. Non dobbiamo stupirci. A questa geniale schiera di burocrati è venuto anche in mente di prenderci dei soldi dai passi carrabili, inventandosi un tributo ad hoc. E così via. Tra canoni, bolli, imposte e tasse c’è soltanto l’imbarazzo della scelta. Chi li ha contati assicura che siano più di cento i balzelli che un cittadino a vario titolo deve pagare nel corso di un anno. In media quasi uno ogni tre giorni. In fondo i nostri governanti sono sempre molto abili nel trovare nuove forme di tassazione per cercare di far quadrare i bilanci delle amministrazioni pubbliche, bilanci che hanno più buchi di un formaggio svizzero e che sono perennemente in rosso.
A Torino, per fare un esempio, sembra che la nuova giunta pentastellata abbia pensato di far pagare nuovamente la Cosap, la tassa di occupazione del suolo pubblico, per i cosiddetti “precari edilizi“, cioè la griglie d’aerazione dei garage, le grate delle cantine e le bocche di lupo dei seminterrati. Un canone che era stato congelato all’incirca tre anni fa, quando una mozione presentata dall’allora capogruppo di Forza Italia Andrea Tronzano e approvata dalla Sala Rossa si era trasformata in un allegato al regolamento comunale che prevedeva la possibilità di “permutare” il pagamento della concessione del suolo con opere di manutenzione e pulizia dei marciapiedi davanti ai palazzi.
A quanto pare, però, due condomìni sono stati sanzionati proprio per non aver versato la Cosap. Con tanto di richiesta di arretrati. E non sarebbero nemmeno gli unici. Insomma, un ritorno all’antico che va a braccetto con la “tolleranza zero” varata da Palazzo Civico in nome della sicurezza stradale per le auto in doppia fila e in divieto di sosta, con un’impennata delle multe superiore al 30% soltanto nell’ultimo mese. Mosse che sembrano però dettate più dall’esigenza di fare cassa a tutti costi che dall’amore per la legalità. Alla sindaca Chiara Appendino, anche se sappiamo che non ne ha certo bisogno, suggeriamo allora una serie di provvedimenti che potrebbero essere adottati dalla sua giunta. Si potrebbe introdurre una tassa sull’obesità, come in Danimarca, dove è previsto un pagamento maggiorato sui prodotti che contengono grassi saturi. E perché non prendere esempio anche dal Maryland, dove si paga l’imposta sullo sciacquone del gabinetto per tutelare il grande estuario di Chesapeake Bay dalle eccessive acque nere? Dagli Stati Uniti si potrebbe copiare anche la tassa sul bagel: a New York se si consuma uno dei tipici panini a forma di ciambellina in panetteria si deve sborsare una tassa del 10% circa, che non è prevista nel caso in cui il bagel venga incartato e mangiato a casa. Valida anche l’idea dell’Arkansas di tassare con il 6% i tatuaggi. Cambiando Paese, ecco il “balzello sulle streghe”, richiesto in Romania a tutte le donne che praticano ancora gli antichi rituali: il 16% sulle fatture. In ogni caso Internet è pieno di suggerimenti. Non accontentiamoci della tassa sull’ombra, liberiamo la fantasia. [F. De Ferrari]