Irpef, Torino la più cara. Città sempre da record – Il Giornale del Piemonte

Irpef, Torino la più cara. Città sempre da record – Il Giornale del Piemonte

Fassino sul podio dei tartassatori italiani. Tronzano: «Abbattere di 200 euro le imposte»
Non che ci fosse bisogno degli esperti della Cgia di Mestre sul livello di tassazione degli enti locali, perché i torinesi se ne erano accorti da soli della pressione fiscale tirata al massimo, del costo della vita aumentato, delle aliquote sempre più su. Il peso degli aumenti dell’Irpef è una mazzata di 60 euro all’anno in più rispetto all’anno scorso su un imponibile di 20mila euro, di 120 euro su redditi di 40mila e di 240 su redditi da 80mila. Che cambi o meno la ricchezza dei torinesi poco importa, Torino si piazza sempre tra il secondo e il quarto posto nella classifica delle città italiane dove si sente di più il peso della pressione dell’Irpef. Se poi il record si somma al livello di tassazione massima dell’Imu, oltre a quello storico dell’indebitamento (quasi 5 miliardi, municipalizzate comprese) si capisce perché i torinesi ne hanno veramente le tasche piene a furia di aumenti.

L’impietosa conferma, alle dolorose sensazioni dei bugia nen, è arrivata dal centro studi veneto che batte da anni il tasto dell’eccessiva pressione fiscale, sia a livello locale che nazionale. Il sigillo da record sulla Mole non è altro che la conferma di ciò che i residenti sperimentano da anni; stipendi medio bassi, tenore di vita medio basso; tasse alle stelle. Ma Torino non è soltanto tra quelle con le aliquote più alte, .è tra i principali capoluoghi quello in cui si sente di più l’impatto. Assieme con Milano, Venezia, Genova, Catanzaro, Palermo e Cagliari aveva portato la tassazione al massimo, ma a differenza di Milano, dove gli aumenti non si avvertono rispetto all’anno scorso sui 20mila euro di reddito e addirittura sono scesi di 11 euro su quelli di 40mila, a Torino accade esattamente il contrario. Su 40mila euro di guadagni, per dirla in maniera comprensibile, la sberla arriva a 120 euro in più all’anno che diventano 240 su redditi da 80mila (a Milano su questa fascia l’aumento è di +89 euro, mentre è pari a O su quelli più bassi). Inutile è stata la battaglia del centrodestra in Sala Rossa per spingere il Comune a non aumentare le addizionali.

Quasi laconico, al limite dello sconsolato, il commento del capogruppo del Pdl, Andrea Tronzano, tra i più accaniti sostenitori dell’eccessiva pressione, in tempi non sospetti. Il dato della Cgia sembra ora dargli tristemente ragione: «I dati non sono che l’inizio del salasso del 2012. Dobbiamo fermare questo trend. Le uniche due azioni per abbattere la stretta del fisco le ha fatte il Pdl con l’eliminazione della tassa sulle intercapedini e l’innalzamento del limite per il fermo amministrativo. Detto questo – aggiunge – i dati che pongono Torino ai vertici di tutte le classifiche sia sul debito della città, sia sull’imposizione fiscale, sia sull’Imu, sia sugli affitti indicano che la strada dell’abbattimento del debito attraverso le dismissioni delle quote delle società e degli immobili sono decisive e non prorogabili. È però fondamentale che a questa azione segua quello che noi chiediamo da sempre al sindaco: la diminuzione delle imposte comunali di almeno 200 euro in media a testa nei prossimi 3 anni».

Su scala nazionale gli effetti economici dovuti all’aumento delle aliquote delle addizionali comunali e regionali Irpef costeranno agli italiani almeno 3,5 miliardi, una bella botta.  (A. Costa)

12.08.12_Giornale_Record