Un’idea contro le buche per strada. “Vendiamole come in Turingia” – La Stampa

Un’idea contro le buche per strada. “Vendiamole come in Turingia” – La Stampa

Avete presente le targhette sui banchi delle chiese donati da fedeli e devoti? Bene, potreste trovarvi a calpestare qualcosa di simile su un marciapiede o passarci sopra con l’auto in mezzo a un incrocio.

A Palazzo Civico l’hanno già ribattezzato «modello Niederzimmern». Niederzimmern è un comune con un migliaio di abitanti nella zona Ovest della Turingia, uno dei land tedeschi, dove un sindaco particolarmente indebitato, pur di raggranellare una manciata di euro con cui dare ossigeno alle casse comunali, ha pensato di vendere le buche delle strade. Cinquanta euro ciascuna: l’acquirente paga e ha diritto a una targhetta con il proprio nome sull’asfalto rimesso a nuovo. Il Comune, dal canto suo, incassa e con l’obolo ripara le voragini.

Al sindaco Christoph Schmidt-Rose la vendita delle 240 buche di Niederzimmern ha fruttato 12 mila euro. Il suo collega torinese Chiamparino, se davvero il Comune volesse copiare i creativi tedeschi, dall’operazione potrebbe ricavare ben di più, visto lo stato di strade e marciapiedi in città. I primi tre mesi del 2010 sono stati un inferno: quasi 10 mila interventi di manutenzione.

In tutto il 2009 ne avevano eseguiti trentamila. E c’è di peggio. Non bastavano il gelo e la pioggia, che quest’inverno hanno messo a dura prova Torino, scavando solchi e costringendo il Comune a mettere una pezza dietro l’altra, salvo poi ritrovarsi pochi giorni dopo alle prese con le stesse voragini. Ora Palazzo Civico deve fare i conti anche con il Tar.

L’assessore Maria Grazia Sestero allarga le braccia sconsolata. C’è da capirla. Una delle cause delle continue faglie nell’asfalto sono i lavori svolti da società private e pubbliche per piazzare tubi o installare cavi. Ogni volta si spacca il manto stradale e poi lo si deve rimettere in sesto. «E si aumenta la probabilità che la superficie si deteriori e si formino buche», spiega Sestero. In tempi di ristrettezze economiche dover ripetere gli stessi lavori è un inno al «tafazzismo»: nel 2010 il settore viabilità avrà a disposizione 7,5 milioni per la manutenzione straordinaria delle strade e 1,8 per quella ordinaria. Meno degli anni scorsi. «Con un milione si possono rifare completamente 50 mila metri quadrati», spiega il dirigente Biagio Burdizzo. Non molto, considerando che Torino ha 21 milioni di metri quadrati d’asfalto.

Per tamponare il problema qualche mese fa i tecnici della viabilità avevano previsto una sorta di «tassa di ripristino»: ogni azienda, per poter bucare l’asfalto, avrebbe dovuto versare da 5 a 50 euro al metro quadrato a seconda del tipo di pavimentazione. Peccato che il Comune sia stato prontamente portato in tribunale. La prima impresa che si è rivolta al Tar – Telecom – ha vinto, affossando il regolamento votato dal Consiglio comunale. «Le pubbliche amministrazioni non possono imporre oneri o canoni non stabiliti per legge», spiegano i giudici. A chi interviene sul suolo pubblico spetta «solo l’obbligo di effettuare le opere di sistemazione delle aree specificamente coinvolte dagli interventi».

Una nuova tegola su Palazzo Civico. Negli ultimi due anni la situazione è leggermente migliorata: oggi il 61 per cento delle strade è in buone condizioni, il 18 normalmente degradato, il 16 degradato e il 5 molto degradato. «Interventi che non si vedono – attacca Andrea Tronzano di Fi-PdlTroppi cittadini si lamentano. La cifra investita in manutenzioni è solo il 9 per cento degli 85 milioni necessari per avere strade e marciapiedi accettabili. E abbiamo quasi 500 infortuni all’anno, senza tenere conto dei tanti cittadini che non denunciano».

In queste condizioni tecnici della viabilità sono costretti a rattoppi sempre più frequenti ma parziali: impossibile paralizzare il traffico per ripianare le buche. Ecco perché si stanno sperimentando nuovi materiali che dovrebbero coprire una volta per tutte le falle. Non è l’unica soluzione in cantiere per alleggerire le casse: la presidente della commissione Urbanistica Piera Levi Montalcini ha proposto di «lasciare agli immobili di nuova costruzione la proprietà dei marciapiedi, con il vincolo dell’utilizzo pubblico, così da risparmiare al Comune le spese di manutenzione». Soluzione praticabile? Al momento pare di no. [A. Rossi]