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Quarantadue giorni. E’ il tempo che rimane all’amministrazione comunale torinese per scongiurare il commissariamento, dopo che l’asta di ieri 19 novembre, indetta dal Comune di Torino per complessivi 172 milioni di euro è andata deserta. L’intenzione era quella di chiudere una volta per tutte la vendita dell’80% di Trm (Trattamento Rifiuti Metropolitani, base d’asta di 140 milioni di euro), società che gestisce il maxi termovalorizzatore in costruzione al Gerbido, e del 49% di Amiat (base d’asta di 32 milioni di euro), azienda che si occupa della raccolta rifiuti. Si attendevano le proposte di Iren, l’azienda multiutility controllata dai comuni di Torino, Genova, Parma e Reggio Emilia, e la milanese A2A che però non sono arrivate. Nelle ultime settimane, entrambe le società avevano chiesto una proroga sui termini per la gara al Comune di Torino che non era stata accordata. Un brutto colpo per il sindaco Fassino anche se non del tutto inaspettato.
Del resto una sorte simile è toccata anche alla Gtt, l’azienda di trasporti torinese, nella gara aperta il 3 agosto scorso. Sempre ieri Fassino ha comunicato che “essendo pervenuta una offerta, la Commissione aggiudicatrice – dopo aver esaminato l’offerta tecnica e l’offerta finanziaria – non ha tuttavia ritenuto di poterla accogliere perché formulata come offerta condizionata, quando il bando di gara esclude tale modalità”. Inoltre, sono stati fatti pure dei rilievi, dice sempre Fassino in Sala Rossa, “relativi ad alcuni profili di governance e alle dinamiche dei flussi finanziari”.
Dunque un altro nulla di fatto, mentre si fa sempre più pressante l’esigenza di fare cassa per non sforare il patto di stabilità per il secondo anno consecutivo e rischiare dunque il commissariamento. Un’eventualità quest’ultima ben rappresentata nelle voci che si sono rincorse in questi ultimi mesi, a partire dalle esternazioni dei consiglieri del Movimento 5 stelle, Vittorio Bertola e Chiara Appendino, che avevano puntato il dito contro il bilancio consuntivo 2011 del Comune di Torino, definendolo “negativo in maniera drammatica”, snocciolando numeri spietati come “260 milioni di euro di passivo di gestione, 4,5 miliardi di euro di debiti, il fondo di tesoreria passato da 158 milioni a soli 2.700 euro al 31/12” e accusando il sindaco di aver sballato i calcoli perché “la Città ha sforato il patto di stabilità non di 320 milioni di euro, come disse Fassino a gennaio, ma di ben 480; un errore di calcolo di 160 milioni di euro che fa venire seri dubbi su quanto la giunta abbia davvero sotto controllo le finanze della Città”. Ora, non si può certo attribuire tutta la responsabilità di questa situazione all’attuale Giunta che, va detto, ce la sta mettendo proprio tutta per trovare una soluzione.
E’ vero anche che le amministrazioni del recente ultradecennio avevano tutte lo stesso colore dell’attuale e, quindi, il principio della corresponsabilità ha buon gioco nelle requisitorie politiche degli avversari. Sta di fatto che l’unica speranza concreta del Comune è mettere mano ai gioielli di famiglia, come farebbe qualsiasi padre di famiglia, buono o cattivo che sia, per coprire i debiti. Tutto questo passa per la vendita delle partecipazioni delle ex municipalizzate (Amiat, Gtt, Sagat e Trm), oltre alle probabili, ma non si sa quanto possibili, cessioni immobiliari, la cui asta pubblica è prevista per il prossimo 5 dicembre. Certo la notizia dell’asta deserta non è un buon segnale, per quanto sia facile immaginare come dietro questa decisione di A2A e Iren, che tra i suoi partner per l’acquisizione dell’80% di Trm ha il fondo F2i di Vito Gamberale, ci sia l’evidente volontà di giungere a una negoziazione privata per spuntare le condizioni e il prezzo migliori. Una situazione complessa che suscita grande preoccupazione nella maggioranza, secondo Andrea Tronzano, consigliere comunale del Pdl, perché “la vendita di Gtt e Trm è fondamentale per il rientro nel patto”.
Un allarme che ha spinto tutto il consiglio comunale a non prevedere sospensioni per il periodo natalizio. “E’ possibile che si debba ricorrere alla trattativa privata per carenza di offerte” continua Tronzano. “Io personalmente credo che sia una strategia delle aziende per trattare sul prezzo; infatti, in delibera è previsto che in assenza di offerte si proceda alla trattativa con i singoli. Il countdown è iniziato, ma io confido che Torino si salvi. Per i torinesi non per Fassino. Nel caso in cui non si rientri ci sarà un’ulteriore sanzione (da 40 a 80 milioni di euro) che il Comune non sarebbe in grado di pagare e quindi, accertato questo, si arriverebbe dritti al commissariamento”. Per Roberto Carbonero, consigliere comunale della Lega Nord, è meglio che i rumors restino tali perché non ritiene “ci siano ancora gli estremi per parlare di commissariamento”. (…)
Intanto, il sindaco Fassino ha comunicato che nella giornata di oggi la Città di Torino “invierà una lettera per invitare i soggetti pre-qualificati alla gara ad avanzare entro il 29 novembre 2012 offerte in variazione della base d’asta”. Nei giorni successivi le offerte saranno esaminate e la più congrua aggiudicata. Seguiranno gli adempimenti previsti dalla legge nei confronti dell’Autorità Antitrust e di Istituti e banche finanziatrici e la sottoscrizione definitiva della cessione.
Francesco Signor