Alpini 135°

Alpini 135°

E’ importante testimonianza di affetto e vicinanza la presenza della Città a questa manifestazione.

I simboli e la storia degli alpini non devono, infatti, essere dimenticati.

Nacquero nel 1872  e furono precursori, originali e illuminati, di una nuova strategia di difesa che passava dalla pianura Padana (Strabella, Piacenza, Cremone) alla difesa avanzata della frontiera alpina.

Mi fa piacere qui ricordare alcuni capisaldi delle Truppe Alpine.

Il suo ideatore il capitano di stato maggiore Domenico Perrucchetti, conoscitore attento e profondo dei confini e perfetto conoscitore delle milizie paesane create da Emanuele Filiberto. Fu lui che ebbe la geniale idea di far presidiare la difesa di primo tempo del confine alpino da soldati nati in montagna. Il governo di Quintino Sella lo capì e creò il corpo.

La fondazione del CAI, la più antica e vasta associazione di alpinisti,  che avvenne a Torino nel 1863 al castello del valentino per merito di Ricotti Magnani.

Il mulo, associato agli alpini sin dal 1872, anno di nascita delle truppe alpine, che amate chiamarlo ancora oggi soldato a 4 zampe. E’ da ricordare che le 5 brigate alpine Julia, Taurinense, Cadore, Orobica e Tridentina sino al 1991 erano dotate ancora di circa 700 muli.

I motti “Di qui non si passa” coniato nel 1888 dal generale Luigi Pelloux oppure “LUMA FAIT PULISIA”  del battaglione Dronero oppure “sali come il camoscio, piomba come l’aquila, resisti come il macigno” oppure “alpium eques et custos” (Cavaliere e custode delle Alpi) hanno fatto la storia del corpo e sono ancora oggi un esempio ed un simbolo.

Le armi come il Vetterli del 1870, il primo fucile monocolpo a retrocarica – arma individuale delle neonate truppe alpine, o la Beretta 92 che ha sostituito la Colt sono momenti della storia che non si possono dimenticare

L’aquila, portata sul cappello, è sempre stata nella tradizione classica l’unico animale che poteva fissare il sole senza abbassare gli occhi. Furono gli alpini a non dimenticare questo animale dal significato simbolico e morale e a riportarlo da elemento araldico a simbolo.

Insomma, una tradizione che non si dimentica e che fate bene a portare avanti con saggezza, passione.

Ricordate sempre che “Con la penna si può scrivere, volare, amare”.

Spero che l’amore che avete nel cuore per le truppe alpine non muoia mai!