Bilancio di Previsione 2007 – intervento in aula

Bilancio di Previsione 2007 – intervento in aula

Relazione Previsionale e Programmatica. Bilancio Pluriennale per il triennio 2007 -2009

Ho ascoltato ed ascolterò tutti gli interventi, per quanto mi sarà possibile, perché ritengo che questa giornata sia la più importante in assoluto di tutto il Consiglio Comunale del 2007.

Credo, pertanto, di dover ringraziare, non soltanto formalmente, chi ha lavorato seriamente su questo argomento: il Sindaco, il Vicepresidente Coppola (che ha moderato così bene l’Assemblea, senza perdere mai la sua concentrazione), gli Assessori, il Presidente Cuntrò, gli stessi Consiglieri e, naturalmente, gli Uffici.

Loro, però, mi permetteranno di apprezzare la tecnicalità del Bilancio, ma anche di dissentire sulla sostanza, sulle strategie e sul fatto che si guardi al presente e non al futuro. Credo che l’opposizione, così come è stata fatta da noi in questo anno, dimostri chiaramente innanzitutto di meritare rispetto e, in secondo luogo, che alla città ci tiene realmente.

Ho ascoltato con attenzione gli interventi del Consigliere Angeleri, del Consigliere Lonero e del Consigliere Carossa: credo che, rispetto al discorso del Bilancio, siano stati tutti degli ottimi interventi; ci tenevo a sottolinearlo.

Io darei un titolo a questo Bilancio: “Homo homini lupus”, ovverosia “Il nemico dell’uomo è l’uomo stesso”, tutto è guidato dall’istinto di sopravvivenza. Ritengo che questo sia la summa, il concetto di questo Bilancio, che la Città di Torino andrà ad approvare.

Complessivamente, i tagli sugli Enti periferici valgono circa 4,3 miliardi di Euro, e cioè circa 2,7 miliardi sui Comuni e sulle Province.

Tutti i Comuni sopra i 5.000 abitanti dovranno ridurre la spesa corrente del 3,4% e non potranno ricorrere all’indebitamento oltre il 2,6% dello stock di debito precedente.

I tagli agli Enti Locali, però, si sono risolti in aumenti di spesa, perché, a mio giudizio, siamo stati incapaci di frenare le spese e abbiamo deciso di agire sulle imposte, sulle tariffe, sulle tasse.

Per rispondere al Consigliere Gallo, che chiede come riuscirebbe l’opposizione a fare una manovra diversa, non perdo più tempo sui numeri, perché l’abbiamo già fatto nei due giorni scorsi, ma utilizzo i principi generali a cui ci ispireremmo e sui quali creeremmo la nostra manovra. La riduzione strutturale delle imposte, abbinata ad un intelligente ridimensionamento e cambiamento qualitativo della spesa pubblica, sommata ad un duttile ricorso al deficit di Bilancio, consentirebbe di ottenere i risultati che i cittadini si aspettano.

Secondo me, non c’è sviluppo senza risanamento, ma soltanto stagnazione. Senza maggiore libertà economica, lo sviluppo non arriverà mai. Senza diminuire la sudditanza verso la burocrazia, ci sarà solo omogeneizzazione, Sindaco.

Questo è il mio pensiero e che credo dovremmo veramente agire in questa direzione.

Senza diminuire la burocrazia, non ci sarà un reale sviluppo per questa città e, credo, anche per questo Paese.

In Europa è fortissima la spinta a rivedere gli aspetti di vincolismo rigido del Trattato di Maastricht, quei fattori perversi che hanno incrementato il valore della nostra moneta oltre il necessario e artificialmente penalizzato la competitività delle nostre industrie e dei nostri servizi.

Il nostro modello produttivo e di consumo deve tornare a credere in un orizzonte economico più libero e competitivo. Chi produce reddito individuale e profitto di impresa deve tornare a credere nelle possibilità di spenderlo e di investirlo in piena autonomia e indipendenza da uno Stato mangiatutto.

In un sistema liberale non si pagano le tasse perché lo Stato esiste, ma perché lo Stato opera, fa qualcosa a favore dei cittadini. Nel sistema liberale è così: lo Stato rende dei servizi ai cittadini, che lo finanziano come contropartita di ciò che lo Stato dà loro.

Nello Stato autoritario – qui mi si perdoni la digressione un po’ troppo aggressiva, a mio giudizio, ma è soltanto per sottolineare la dicotomia, il concetto -, le tasse non si pagano in base ai benefici e ai servizi che i cittadini ricevono; nello Stato autoritario i cittadini devono pagare le tasse per il solo fatto che lo Stato esiste.

Devono pagare le tasse e basta, anche quando ricevano poco o niente in contropartita: questo è il principio della servitù e della sudditanza fiscale.

Noi siamo in quest’Aula – me ne assumo la responsabilità -, per dire “basta” a questa servitù fiscale, per dire “basta” alla sudditanza fiscale!

Noi paghiamo le tasse, come fanno i cittadini; le abbiamo pagate, le paghiamo e continueremo a pagarle.

Possiamo rendere l’idea, dicendo che la spesa corrente è circa il 75% della spesa complessiva di un Comune (ovviamente, sono numeri approssimativi, rispetto al Comune di Torino) e, poiché è presumibile che la spesa complessiva dei Comuni, tra il 2004 e il 2006, sia cresciuta almeno in misura pari al tasso d’inflazione cumulato nel biennio, ciò significa che l’aggiustamento richiesto nel 2007, rispetto al 2006, sia in media, per i Comuni, attorno al 2,4% della propria spesa complessiva, cioè, in media, soltanto per la componente relativa alla spesa corrente, ciascun Comune deve ridurre la propria spesa o aumentare i propri tributi, nel 2007, per una percentuale pari a circa il 2,4% della spesa complessiva del 2006.

Infatti, per quanto riguarda il Comune di Torino, ho citato quest’elemento, poiché molte entrate, derivanti dall’alienazione di patrimonio del Comune, sono utilizzate per finanziare spese correnti e, in particolare, plusvalenze per 50 milioni di Euro, oneri di urbanizzazione per 22 milioni di Euro, cioè il 75% dell’importo, ovverosia tutto quanto prevede la legge.

Questi comportamenti, pur legittimi e leciti, non rispondono, a nostro giudizio, a regole di una sana amministrazione dell’Ente Pubblico.

Evidentemente, come si evince da questi dati, il Comune sta vendendo il proprio patrimonio per pagare spese correnti; la stragrande maggioranza (96%) dell’avanzo di amministrazione conseguito nel 2005 (circa 27 milioni di Euro) è stata impiegata per finanziare la spesa corrente, mentre regole di sana amministrazione vorrebbero che fossero impiegate per finanziare spese d’investimento; inoltre, il Bilancio di Previsione 2007 determina un notevole aumento dell’indebitamento pro-capite, corrispondente a +25-27%.

Voglio sottolinearlo, perché è il discorso che faceva anche il Consigliere Rattazzi.

Ogni cittadino di Torino, compresi i bambini, ha un debito di 3.217 Euro per i mutui stipulati dal Comune, il cui importo, lo scorso anno, era di 2.568 Euro, cioè +649 Euro.

Sicuramente, oggi, può darsi che vi sia il contenimento del debito, ma sono stati caricati notevoli oneri sulle generazioni future, come diceva l’Assessore Passoni; cioè, il contenimento del debito è stato impostato e, probabilmente, quest’anno vi sarà, però, con quali spese per i giovani del futuro?

Naturalmente, ciò determina un costante aumento degli oneri finanziari che il Comune è tenuto a pagare, i quali, dal 2005 al 2007, sono passati da 93.778 milioni di Euro a 137.864 milioni di Euro.

Inoltre, il Comune prevede d’incassare – mi rivolgo all’Assessore Borgogno – sanzioni amministrative, cioè multe, per 66.181.000 Euro, che è un importo enorme! Praticamente, ogni cittadino di Torino, compresi i neonati, pagherà oltre 73 Euro di multe all’anno, con i seguenti due risultati: in primo luogo, danneggerà l’immagine del Corpo di Polizia Municipale – lo sottolineo, perché secondo me vanificherà il lavoro che stiamo svolgendo sui Vigili Urbani -, in quanto ciò non darà una buona immagine dei Vigili Urbani – bisognerebbe riflettere su questo -; in secondo luogo, innervosirà i cittadini onesti, poiché, chiaramente, nessuno è mai contento delle multe.

Su questo punto, farei ancora due proposte circa le vie d’uscita: introdurre un parametro di meritocrazia -naturalmente, signor Sindaco, questo riguarda il livello nazionale – sul buon governo locale e rendere i Bilanci più trasparenti, e, inoltre, i Comuni più virtuosi dovrebbero poter utilizzare i risparmi investendo in infrastrutture locali, oppure anche togliere le spese d’investimento dal Patto di Stabilità; peraltro, si tratta di un articolo pubblicato su “Il Tempo”, che ritengo da leggere e da sposare in toto.

Poi, pensiamo che i mancati tagli di spesa, realizzati in modo strutturale, ci costringano a calibrare tutto sulle entrate fiscali, e posso fare un esempio, perché è citato dalla Finanziaria: robabilmente, sarà penalizzato chi guadagna più di 75.000 Euro lordi l’anno, ma anche chi rientra nella fascia di 30.000 Euro lordi.

Inoltre, vorrei aggiungere alcuni passaggi, se vogliamo un po’ retorici, ma, in questi casi, la retorica non fa mai male.

Secondo me, non è vero che lo Stato siamo noi: lo Stato serve a realizzare talune opere, anziché altre; a favorire lo sviluppo (ho detto “favorire” e non “creare”, perché la ricchezza viene creata dal mercato e non dal Leviatano o dallo Stato padrone) con regole certe e chiare per tutti i soggetti economici e sociali in gioco; a rendere sicure le nostre strade, la vita dei cittadini, il loro lavoro, laddove sia seriamente messa in gioco la sicurezza individuale; ovviamente, parliamo di Stato minimo, ma anche funzionante, agile, produttivo in termini di efficienza, al servizio del popolo e dei cittadini, non da questi ultimi foraggiato ed ingrassato ad ogni piè sospinto!

Invece, con questo Bilancio, sembra che si dica: “Io sono lo Stato. Lo Stato è il mio Super-Ego”.

Perciò, lo intitolo “Homo homini lupus”, perché, Assessore, questo è un istinto di sopravvivenza.

Niente può esistere, sul piano individuale, sociale, politico ed economico, senza la presenza invadente dello Stato.

Questo è il giudizio, non solo mio ma anche del mio Gruppo, rispetto a questo Bilancio.

Torino è un permanente e gigantesco gioco a somma zero: azzerato completamente lo schema vincente delle società dinamiche, quello che gratifica il riformismo politico di un ruolo autorevole.

Il mio amico Michele Coppola citerebbe: “I win, you win” (“Io vinco, tu vinci”). Insieme, vinciamo per il Paese, ciascuno nel proprio ruolo e per le proprie competenze.

Il Bilancio, quindi, a nostro giudizio, impoverisce ulteriormente e non si concentra su alcune priorità; pertanto, non si dà ai cittadini la sensazione di avere una Città amica, che vada oltre

l’ordinaria amministrazione, ma si dà la netta impressione di una Città che – voglio sottolinearlo – si concentra sull’aridità dei numeri!

Le persone ed i cittadini sono i più importanti e prende da chi, ormai, ha sempre meno.

Signor Sindaco, chiedo scusa per la franchezza, ma credo che, in questi casi, un’opposizione seria debba essere propositiva e, talvolta, anche un po’ dura, ma ci pare un Bilancio senz’anima!