Appello a Fassino contro i negozi all’asta – Il Giornale del Piemonte

Appello a Fassino contro i negozi all’asta – Il Giornale del Piemonte

Nei prossimi mesi scadranno 99 contratti di locazione. Una delibera degli uffici prevede assegnazioni al miglior offerente
Alcuni consiglieri di opposizione lanciano l’allarme: «In questo modo rischiano le imprese». Paura per 300 posti di lavoro

Il mercato? Fa paura, soprattutto quando è libero. Se poi la bottega rischia di andare all’asta il problema diventa un incubo, forse l’anticamera della chiusura come preconizzato dall’Ascom e da alcuni consiglieri comunali che chiedono di rivedere i criteri di assegnazione dei locali pubblici in scadenza di contratto. Il Comune vorrebbe procedere riassegnando i contratti di affitto al migliore offerente, ovvero tramite un’asta. Ma gli esercenti temono l’assalto dei grandi gruppi che potendo contare su maggiori disponibilità economiche, potrebbero sbaragliare la concorrenza. Il Consiglio comunale affronterà la questione nei prossimi giorni, nel frattempo un gruppo di consiglieri ha chiesto al sindaco di rivedere le modalità di assegnazione. «I concessionari – hanno scritto Tronzano, Ricca, Bertola, Musy, Scanderebech e Berthier – svolgono, all’interno dei suddetti locali, ormai da decenni, attività commerciali pagando regolarmente il canone di affitto stabilito dall’amministrazione; essi sono, ultimo ma non ultimo, proprietari di società “sane”, che occupano, fra tutte, circa 300 persone». Proprio il posto di lavoro oltre all’esistenza stessa delle aziende, è la molla che ha fatto scattare la richiesta di intervento da parte dei firmatari dell’appello. «Nel caso in cui si desse avvio alle aste previste, i concessionari e i dipendenti si vedrebbero immediatamente messo in discussione il loro posto di lavoro. Ci sarebbe, inoltre, il reale pericolo che i titolari di concessione non riescano a ottemperare né al pagamento dei fornitori, per gli ordini nel frattempo eseguiti, né alla regolare restituzione degli affidamenti bancari ovvero si profilerebbe, in concreto, il loro fallimento». Sono 35 i locali scaduti già alla fine del 2011 e in regime di proroga ai quali se ne aggiungeranno 64 nei prossimi mesi. Tra questi ultimi ci sono í locali di via Moretta (in scadenza nel 2013) dove ha sede la Soris, la società di riscossione del Comune. Dovrà partecipare anche lei all’asta se vorrà vedersi rinnovare il contratto. Alla gara potranno partecipare tutte le società di capitale, anche se in un primo momento queste ultime erano state escluse; e il diritto di prelazione sarà sull’esito dell’asta e non sulla base d’asta, come invece chiedono i consiglieri. Ma il Comune a quanto pare non sarebbe obbligato dalla legge a mettere all’asta i propri muri. «La delibera con la quale si avvia la procedura – osservano i consiglieri – non si basa su alcun riferimento normativo che disponga le aste quale modalità di rinnovo del contratto. Si citano la legge 392/78, la legge 241/90 e il codice civile e nessuna prescrive le aste quale modalità per il rinnovo della concessione. Inoltre la delibera prevede che ci sia un diritto di prelazione da parte del concessionario non sulla base d’asta, ma sulla miglior offerta proveniente dall’asta stessa con conseguente rischio di veder sfumare la concessione a favore di società di capitali, molto più forti economicamente, o a seguito di accordi poco trasparenti o anomali». L’asta sta diventando motivo di apprensione anche tra i commercianti e per questo motivo l’Ascom aveva già rivolto un appello per rivedere le regole di assegnazione. Appello andato regolarmente a vuoto. «Si tratta dell’ennesimo atto di aggressione della giunta Fassino – osserva Paola Ambrogio del Pdl – nei confronti di società e imprese artigiane e commerciali sane che assicurano benessere, ricchezza e posti di lavoro ai nostri territori anche in un periodo buio come quello attuale. La necessità di fare cassa, giocando al rialzo nella ridefinizione del canone di locazione, è una scelta politica miope che mira a salvaguardare in via principale, i propri equilibri di bilancio, peraltro più che compromessi, e non compie passi importanti in ottica di difesa e di salvaguardia delle risorse economiche presenti sotto la Mole. Va data la prelazione agli attuali assegnatari». Il capogruppo del Pdl, Andrea Tronzano, rincara la dose: «Usciamo dal patto di stabilità per dare fiato all’economia e subito dopo rischiamo di mettere sul lastrico centinaia di persone? Mi sembra una contraddizione, Vogliamo assolutamente evitare problemi sia al Comune sia ai concessionari e quindi proponiamo un adeguamento dei canoni ai prezzi di mercato oppure una prelazione sulla base d’asta e non sull’esito dell’asta. Così riusciremmo a evitare di rovinare aziende sane e riusciremmo a introitare i soldi necessari al Comune. Non penso che il sindaco, dopo tante promesse, possa esimersi dal rivedere la procedura».  (A. COSTA)

04.01.12_GiornalePiemonte_Aste negozi