Catasto da riformare “Torino farà da apripista” – La Stampa

Catasto da riformare “Torino farà da apripista” – La Stampa

Un progetto del Politecnico in attesa della nuova legge
Torino capofila della riforma nazionale degli estimi catastali. Torino dove sperimentare soluzioni per rinnovare una materia complessa qual è la catalogazione corretta degli immobili, indispensabile per calcolare le imposte per chi compra e per chi è già proprietario visto che la casa è il punto di partenza per Imu, tassa raccolta rifiuti e sui servizi.
Alleati con il Poli
Un’ambizione resa pubblica ieri, in Commissione Bilancio, dal professor Rocco Curto del Politecnico che da anni, con il suo gruppo di ricerca, collabora con il Comune nell’Osservatorio immobiliare. Una realtà che fornisce semestralmente la media dei valori commerciali degli immobili nelle 40 micro-zone in cui è suddivisa Torino. Micro-zone nate una decina di anni fa e che dovrebbero essere la base per rinnovare definitivamente il Catasto il quale ragiona e si muove ancora su una suddivisione della città in appena quattro zone censuarie individuate com’era d’uso un secolo fa: utilizzando le barriere geografiche, tipo i fiumi o le linee ferroviarie.
«Catasto fuori realtà»
«Volete un esempio dell’iniquità dell’attuale Catasto? Affacciatevi alla finestra e osservate i palazzi dall’altra parte della piazza. Sono accatastati come A3, cioè immobili economici. La stessa catalogazione di case che si trovano nella parte più dimenticata tra corso Regina e corso Giulio Cesare: pensate sia corretto che i proprietari di case che il mercato considera enormemente diverse paghino però le stese tasse?» hanno retoricamente chiesto i rappresentanti della Fimai, la Federazione degli agenti immobiliari, Lucia Vigna e Pietro Zeno. Entrambi invitati nella Sala dell’Orologio all’ultimo piano del Municipio le cui finestre si affacciano su via Milano e il Conte Verde, insieme con i rappresentanti dei geometri, di Confartigianato, dell’Ance. Tutti quelli, insomma, che quotidianamente hanno a che fare con il mattone e, quindi, con gli estimi catastali spesso farlocchi ma sempre diversi dai valori di mercati. Un tempo costantemente inferiori a quanto realmente pagato o incassato. «Una realtà intollerabile» ha denunciato Andrea Tronzano di Forza Italia.
Valori farlocchi
Intollerabile e assurda visto che, oggi, con la crisi del settore immobiliare, quegli estimi generano «valori catastali» a volte addirittura inferiori al mercato reale con conseguenze assurde come il vedersi contestare dal Fisco la compravendita perché di importo inferiore a quello, diciamo legale, calcolato con gli estimi catastali che si vogliono riformare. Per dire la complessità del problema: dopo un decennio, le 40 micro-zone che pubblichiamo in questa pagina, sarebbero già da adeguare a una nuova realtà. Quando furono studiate c’era ancora il trincerone della ferrovia e non le Spine, soprattutto quella Centrale, oggi urbanizzate. Anche la metropolitana era di là da venire. «Adeguarle non è un’operazione complessa, anzi. Certo bisognerebbe rivedere l’accordo con il Comune. Un progetto speciale come questo avrebbe bisogno di fondi maggiori» spiega il professor Curto domani a Roma dove, molto probabilmente, verrà coinvolto nella stesura dei decreti attuativi della riforma, quella che prevede di utilizzare i metri quadrati e non più i vani per calcolare la consistenza degli immobili. Come avviene in qualsiasi compravendita nel mondo reale.
L’esempio torinese
Un’operazione per la quale si calcola un arco di tempo tra i 4 e i 5 anni: «Con gli strumenti e le competenze torinesi – afferma Curto – questo tempo lo si potrebbe ridurre a meno di due anni». Competenze racchiuse nell’ufficio Catasto di via Vigone («Che la legge neanche c’impone di avere» ha commentato l’assessore) diretto da Oscar Caddia, e che è all’avanguardia in Italia visto che è l’unico, incrociando banche e collaborando con l’Agenzia del Territorio, a correggere gli accatastamenti di un migliaio di immobili ogni anno, mentre Milano, per dire, riesce a farne un centinaio. Il problema è che le case a Torino sono 800 mila e senza una riforma complessiva, a colpi di mille «correzioni» all’anno non si finisce più. (B. Minello)

13.03.14_Stampa_Catasto