«Chi sa ora parli». Tutta la Sala Rossa per Alberto Musy – CronacaQui

«Chi sa ora parli». Tutta la Sala Rossa per Alberto Musy – CronacaQui

I capigruppo chiedono aiuto ai cittadini torinesi a sei mesi di distanza dal ferimento del politico.
Un grido di dolore sommesso, pieno di contegno ma senza rassegnazione, quello che Angelica Musy aveva lanciato all’inizio di agosto. Una lettera e una richiesta d’aiuto, perché sul ferimento di suo marito, l’ex candidato sindaco e leader del terzo polo in Sala Rossa Alberto, non cadesse un silenzio assordante e insensato. Da quell’agguato senza un perché apparente, cinque colpi sparati quasi a bruciapelo sotto casa, sono trascorsi ormai sei mesi: la dolorosa ricorrenza è fissata per il prossimo 21 settembre. E per quella data, i colleghi di Alberto Musy, gli altri capigruppo del consiglio comunale, organizzeranno un evento rivolto innanzitutto ai cittadini torinesi, «una iniziativa pubblica che ribadisca a tutti che chi sa deve parlare» per usare le parole del suo proponente, il capogruppo del Pd Stefano Lo Russo.

Le modalità verranno decise nella prossima seduta della conferenza dei capigruppo, in programma per venerdì prossimo. Ma che si tratti di una marcia o di una fiaccolata, il messaggio resterà quello che Angelica Musy aveva affidato alla sua lettera aperta. «Ad oggi non sappiamo chi abbia compiuto il gesto orrendo e deciso per le nostre vite – si legge nel drammatico messaggio -. Perció mi appello alle madri, alle mogli e a chiunque abbia notato qualche elemento che possa essere di aiuto agli inquirenti perchè si facciano avanti e parlino con chi coordina o segue le indagini in Questura, a Torino. Ogni gesto, sensazione, idea o particolare può essere importante. Prego per la ripresa di Alberto, per la serenità della famiglia e perchè la coscienza di chi sa abbia un sussulto». (…)

«La lettera della moglie Angelicaha poi sottolineato il capogruppo del Pdl, Andrea Tronzano deve avere una risposta. La sete di verità, l’aiuto alle indagini, il coinvolgimento della città come comunità di individui legati fra loro è il nostro intento prioritario. Non può rimanere impunito chi spara e uccide o ferisce. Alberto è certo un nostro collega, ma prima di tutto è un cittadino di Torino e nessun cittadino può subire simili aggressioni». [p.var.]

12.09.12_ToCronaca_Musy