In serata si accende il disco verde sulla delibera di Gtt. Il consiglio dice sì in aula alla vendita dopo una discussione in commissione durata 3 ore, e di fatto consente di mandare avanti l’iter di dismissione del 49% di Gtt. Al provvedimento hanno detto no il Pdl, la Lega e il movimento 5 stelle. Ma con qualche distinguo. Andrea Tronzano degli azzurri si è astenuto così come anche il collega Silvio Magliano.
Nel Pd il capogruppo Lo Russo è riuscito a fare il miracolo: far votare tutto il gruppo a favore, compreso Domenico Mangone, perplesso da giorni sulla procedura. Superata l’incognita dell’aula, però la corsa sembra sembra ancora piena di ostacoli. L’iter non cambia di molto, nonostante gli emendamenti della giunta abbiano di fatto riscritto la delibera. La parola più usata nel dibattito è «interesse pubblico». La questione adesso ruota attorno al profilo giuridico dell’atto deliberato a cui í soggetti privati daranno la loro interpretazione. Su questo l’incognita è enorme. Entro la fine della settimana arriverà l’offerta per rilevare il 49% delle quote. Sono stati modificati gli assetti della governance e lo statuto dell’azienda. Ma sono stati inseriti anche elementi a salvaguardia del pubblico per il controllo del trasporto. Il tutto però racchiuso in una cornice giuridica che non sembra essere impermeabile agli attacchi. Soprattutto da parte di chi non ha potuto partecipare alla gara in questa fase. Se tutto andrà come auspicato dal sindaco Fassino la città si troverà sul conto corrente almeno un centinaio di milioni, soltanto derivanti dalla cessione di Gtt. A cui si dovranno aggiungere altri milioni provenienti della vendita di Trm e Sagat. Il problema principale è il rispetto della clausola di salvaguardia del Comune che prevede l’anticipo da parte del privato entro i131 dicembre di una cospicua parte dell’incasso. (…)
A.Costa
