L’ultimo saluto al preside gentiluomo – CronacaQui

L’ultimo saluto al preside gentiluomo – CronacaQui

Prima dell’ultimo viaggio verso la sua Verbania e del funerale nella basilica di San Vittore a Intra, il feretro si è fermato per alcuni minuti davanti al portone dell’Avogadro, dopo il saluto della Sala Rossa che aveva ospitato, in mattinata, la camera ardente del suo vicepresidente, Giulio Cesare Rattazzi. Il «preside dell’Avo» per antonomasia, «un politico autentico», «un galantuomo vero», «una persona di altri tempi». Tutti lo hanno ricordato con affetto, a partire dal sindaco Piero Fassino, passando per i capigruppo e gli amici stretti. «In tempi in cui la politica offre di sé un’immagine non accattivante ed è sempre più spesso guardata dai cittadini con diffidenza, se non con ostilità, Giulio Cesare Rattazzi ha rappresentato un esempio di buona politica basata su valori solidi, su convinzioni radicate, su una dimensione etica inscindibile dal pragmatismo che l’agire politico richiede per non essere arduo o velleitario» ha detto Fassino, prendendo la parola per ultimo, dopo la commozione e i ricordi snocciolati dal capogruppo di Sel, Michele Curto, le parole di Andrea Tronzano indirizzate alla moglie di Rattazzi a nome del Pdl e quelle di Michele Paolino per il Pd. Del suo rapporto personale con Rattazzi, il sindaco ha sottolineato invece l’importanza di averlo conosciuto quasi quarant’anni fa, negli anni Settanta, «quando divenne preside dell’Avogadro». In anni che a Torino «erano segnati da un confronto politico particolarmente vivace e spesso infuocato. Ed era in quei frangenti che Giulio Cesare rappresentava un punto di certezza per tanti: per chi ne condivideva le opinioni, i valori, le tensioni ideali e politiche, e anche per chi non le condivideva, ma riconosceva in lui un uomo che possedeva oltre a una straordinaria dimensione umana, eccezionali capacità di ascolto e di relazione con ogni interlocutore». [en.rom.]
28.06.12_ToCronaca_Rattazzi