Mense, il mistero buffo delle tariffe non finisce mai – Il Giornale del Piemonte

Mense, il mistero buffo delle tariffe non finisce mai – Il Giornale del Piemonte

Neanche i funzionari chiariscono il motivo degli aumenti. Tronzano: «Aspetti incomprensibili»

Il giallo dei costi dei pasti delle mense scolastiche resta un mistero buffo, un enigma che nonostante la buona volontà dei funzionari non riesce a trovare una risposta. Ovvero: per quale ragione il costo singolo del pasto costa di più nonostante un ribasso d’asta del 10 per cento. Da dicembre del 20131a questione tiene banco a palazzo civico. Soprattutto dopo che Palazzo Civico ha bandito la gara d’appalto per la distribuzione dei pasti. Ma soprattutto dopo che Andrea Tronzano (Forza Italia) e Maurizio Marrone (Fdi-An) e hanno dato la stura alla guerra santa del pasto caldo. Mica per sfizio: ma perchè effettivamente, numeri alla mano, i conti non tornano. Il costo di un singolo pasto, pari a 6,27 euro, comprende 4,47 euro che il Comune corrisponde alla ditta fornitrice e 1,80 euro relativo al costo di gestione del servizio. Ma il sistema forfettario (…) è basato (nelle scuole primarie e d’infanzia) sul presupposto che vi siano 22 giorni al mese da utilizzare ai fini del calcolo della tariffa e non tiene conto dei giorni effettivi di erogazione che ammontano a 20,7 giorni per 9 mensilità per la scuola d’infanzia e 20,25 giorni per le 8 mensilità della scuola primaria a cui andrebbe sottratto ancora qualche giorno tenendo conto del tasso di assenza media stimata degli alunni (17 per cento infanzia, 12,5 per la primaria). La tariffa massima pagata nella fascia isee più alta, corrisponde a 7,10 euro a pasto per le scuole medie, 6,68 euro per le elementari e 6,95 per l’ infanzia contro i 6,27 euro che costituiscono il costo base del singolo pasto. Le famiglie però lamentano un calo della qualità del servizio sia di ristorazione che di trasporto (con tempistiche di consegna delle derrate incerte). L’amministrazione sostiene che questo è da attribuire anche alla diminuzione del personale ma questo in teoria dovrebbe compirtare «un risparmio economico da parte del fornitore a cui non è seguito un abbassamento del relativo costo di gestione rimasto a 1,80 euro» che moltiplicato per i circa 8.1 milioni di pasti erogati fa arrivare a una cifra di 14.580.000 euro annui contro i 33.500.000 euro annui corrispondenti al valore dell’intero appalto del servizio di ristorazione. Morale: in alcune scuole, dove il metodo del pagamento a consumo è in corso di sperimentazione, si registra un aumento della tariffa passata da 6,95 euro a 8,10 euro per la fascia isee più alta. In sostanza anche grazie al «borsellino elettronico» la prestazione avrebbe consentito al Comune di risparmiare 1,5 milioni. Dove sono finiti? In Commissione ieri gli uffici non hanno chiarito il giallo: «La mia richiesta – dice Tronzano – era di capire il costo del pasto e verificare perchè costano così cari quando il prezzo di partenza è basso ma in realtà non è stata fornita alcuna spiegazione. Il secondo tema da me richiesto è stato perchè il ribasso d’asta di 3,5 milioni non sia andato a incidere sulle tariffe come noi avremmo voluto». Gli uffici parlano di «equilibrio di bilancio», ma il giallo resta.
Secondo il Cogen, il coordinamento dei genitori, negli ultimi anni le tariffe sono aumentate per tutte le fasce di reddito di più del 30 per cento. Anche secondo loro se si prendono in considerazione le fasce più alte, che pagano 7,10 euro a pasto alle medie, 6,65 alle materne, 6,68 alle elementari e 6,95 all’asilo, si nota una discrepanza coni dati forniti dal Comune secondo cui il costo di un pasto è di 6,27 euro (4,47 iniziali, Iva inclusa, a cui bisogna aggiungere 1,80 euro di costi di gestione del servizio). «Quale spiegazione, quindi, per questo divario? Il criterio della progressività delle tariffe, ritenuto indiscutibilmente corretto, implica che chi appartiene alle fasce Isee più elevate compensino parzialmente il costo non coperto dalle fasce più basse?» chiedono. Il secondo punto è legato al servizio. Con il nuovo appalto, sono stati segnalati disservizi legati alla quantità, alla qualità e alla puntualità della consegna dei pasti. Il dato positivo riguarda l’uso del borsellino elettronico: 1’80 per cento delle famiglie paga regolarmente la mensa del figlio con questo strumento messo a punto da Comune e Soris.
In cifre assolute, su una platea poco superiore ai 45mila nuclei, sono 34mila 500 quelle che hanno aderito e si sono iscritte al nuovo sistema. Circa 10 mila quelli che non hanno mosso nemmeno un «clic», nonostante abbiano ricevuto la lettera e le informazioni per accedere. [A. Costa]

07.03.14_GiornalePiemonte_Mense