Omofobia o libertà d’espressione? – Civico20News

Omofobia o libertà d’espressione? – Civico20News

Gli antefatti

L’istituto privato paritario Faà di Bruno organizza a Torino un ciclo di incontri per i genitori degli alunni (non aperto al pubblico) aventi al centro il tema della famiglia tradizionale e dell’omosessualità. In un breve volgere di tempo piovono accuse sull’istituto da una parte del mondo politico torinese (tra i quali Michele Curto e Marco Grimaldi di SEL, Marta Levi e Luca Cassiani del PD) che rimproverano all’istituto il carattere omofobo dell’evento, sottolineando l’inappropriatezza di questo in un momento contraddistinto da un exploit delle notizie di cronaca che riguardano il tema. Poco dopo gli appelli raggiungono il sindaco della città Piero Fassino. A seguito delle reazioni scatenate l’istituto decide di sospendere il ciclo di incontri, manifestando grande malumore per il “disprezzo verso la libertà di espressione” manifestato da chi ha criticato l’evento. La discussione approda quindi all’ambito nazionale: oltre a numerose testate giornalistiche (La Stampa, La Repubblica, Libero, Il Fatto Quotidiano ne scriveranno sui rispettivi fogli), il tema viene ripreso dalla politica parlamentare con una mozione alla Camera dei Deputati presentata da Scelta Civica e con l’intervento di Silvio Vitale, presidente dei Radicali Italiani.

L’evento si propone come un confronto “letterario” tra sei protagonisti del mondo politico, culturale-giornalistico e associazionistico. Ai partecipanti viene chiesto di sviluppare una propria riflessione scritta a partire da quattro domande aperte riferite agli accadimenti della vicenda del Faà di Bruno. Al fine di ottenere il confronto, gli interventi dei sei personaggi coinvolti saranno pubblicati a coppie (per ambito di provenienza) a cadenza periodica.

L’Intervento di Andrea TRONZANO – Consigliere Comunale a Capogruppo di Forza Italia al Comune di Torino

Considerato il testo di uno di uno dei dépliant di promozione dell’evento promosso dall’istituto (“Riflessione sulla bellezza della famiglia naturale, minacciata dall’ideologia del gender”),si può parlare di una serie di incontri a sfondo omofobo?

L’omofobia è una avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità. In Italia sono certo sia un fenomeno assolutamente minoritario, sicuramente da contrastare, ma ampiamente minoritario. La cultura del rispetto per gli altri è radicata e preponderante e credo sia ormai patrimonio comune la necessità di non discriminare alcuno per ragioni di sesso, di razza o di religione. Il pericolo da evitare è che avvenga una discriminazione al contrario, come è successo alla Faà di Bruno. Escludo, infatti, categoricamente, anzi mi indigna profondamente, che la manifestazione di un pensiero positivo verso la famiglia naturale composta da un uomo o una donna possa essere intesa come omofobica. Inoltre, esprimere la propria opinione sull’eventuale minaccia alla famiglia tradizionale da parte dell’ideologia del gender sono certo non possa e non debba essere censurata; rientra nel normale e giusto dibattito che deve avvenire in una società civile e democratica. Io ho una opinione, tu nei hai un’altra: ci battiamo con gli strumenti della democrazia per far prevalere la nostra ragione. L’omofobia, mi creda, è tutta un’altra cosa. I diritti soggettivi sono intangibili e una società civile e tollerante deve prevedere la libertà di esprimere le opinioni in cui ognuno crede, senza cedere, ottusamente, a posizioni ideologiche e prevenute che nulla hanno a che vedere con le discriminazioni.

Considerato che il ciclo di incontri si svolgeva all’interno di un istituto privato cattolico, può considerarsi giusto l’intervento di forze politiche al fine di impedirlo?

Ma quale risposta vuole che Le dia se non un secco NO. Azioni di questo genere fanno parte di tempi passati che non vorremmo più rivedere. Non è questione di istituto cattolico o laico, privato o pubblico; qui si è riusciti nella drammatica impresa di impedire lo svolgimento di un convegno; a me interessa questo. L’abuso del proprio ruolo politico è grave tanto quanto la censura preventiva. Mai mi sarei sognato di vedere una situazione del genere nella mia Città, medaglia d’oro al valor civile. Mi stupisce, lo dico ironicamente, che tale azione provenga dai paladini del confronto democratico, quegli stessi che ad ogni pie’ sospinto ci fanno la morale su come debba essere una vera democrazia. Ma che cosa mi stupisco a fare…?! la sinistra è abituata a predicare bene sui diritti ed a fare l’esatto opposto quando non gli convengono; l’ipocrisia è una loro caratteristica peculiare.

Considerato che il ciclo di incontri non avrebbe fatto capo ad alcuna fattispecie di reato penale o illecito amministrativo, purtuttavia svolgendosi all’interno di una cornice sociale che ultimamente ha visto svariati casi di cronaca legati al mondo dell’omosessualità,è opportuno svolgere un ciclo di incontri nei termini proposti?

Certamente sì. Ma è nella facoltà di tutte le associazioni e di tutti i cittadini organizzare degli incontri e dei dibattiti o di esprimere delle opinioni. Non era necessario uccidere la libertà di opinione e di associazione per arrivare a far svolgere un confronto; lo si poteva fare comunque e, in ogni caso, mi sembra che il tema sia già ampiamente dibattuto. Quello che mi preme far emergere è che un conto è un sano confronto, un conto è dire che chi abbia opinioni diverse rispetto all’attuale tendenza, direi quasi imposta con toni saccenti e modalità avanguardiste, sia omofobo e quindi compia un reato di opinione e quindi sia da censurare. Mi pare evidente che la volontà di alcuni sia questa e tutto ciò non è accettabile. Proprio su questo principio si è bloccato l’iter della legge in Parlamento, per fortuna. Il messaggio politico e valoriale proveniente dal centro-destra deve essere chiaro: nel rispetto dei diritti di tutti, basta passi indietro da parte di chi vede nella famiglia naturale un valore insopprimibile per l’evoluzione equilibrata della nostra società soltanto perché in Italia impera il politicamente corretto a senso unico. Deve arrestarsi il crinale delle idee sempre più audaci e spinte alle estreme conseguenze contro la tradizione e i valori fondanti su cui poggia la maggioranza della società. Uno dei limiti, non l’unico, alle legittime aspirazioni di coloro che difendono “le famiglie” è l’art. 21 della Costituzione che è molto chiaro: tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Qualunque altra forma di pressione, mediatica, politica, culturale al di fuori di questi principi fondamentali è inaccettabile.

Considerato che il risalto mediatico e le pressioni politiche hanno indotto l’istituto a cancellare tale evento, è giusto parlare di censura e di attacco alla libertà d’opinione?

Le libertà e i diritti fondamentali sono indicate chiaramente nella dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e nella nostra Costituzione. Le garanzie del rispetto dei diritti di ciascuna persona umana in quanto tale è il diritto naturale, inteso come norme universali preesistenti al diritto positivo, che deve assicurarle e su questo il legislatore non ha discrezionalità. Pertanto, qualunque azione al di fuori di questo perimetro e quindi qualunque pressione mediatica o politica volta ad impedire la normale attivazione di questi diritti è censura ed è attacco alla libertà di opinione.

(B. Basilici Menini)