Il Comune promuove il convegno e l’opposizione insorge
Considerando che nella sola Torino vivono 80mila cittadini di religione islamica che producono un risparmio stimato in non meno di 20 milioni di euro, l’idea è tutt’altro che peregrina. Un convegno, che si terrà il prossimo 17 e 18 novembre, dal titolo “Turin islamic economic forum”, durante il quale eminenti imprenditori del mondo arabo parleranno delle opportunità della finanza islamica. Peccato che nel comunicato stampa diffuso sul sito della Città venga usata una parola che ha scatenato un mezzo putiferio sui banchi dell’opposizione in Sala Rossa: Shari’a. (…)
La Shari’a, appunto, definita «la “legge sacra” che si estende ad ogniatto umano, da quelli individuali e interiori, legati alla devozione e al culto, a quelli esteriori, che comprendono tutte le attività connesse all’interazione sociale». «La conoscenza delle regole della Shari’a vigenti nei paesi musulmani – continua il comunicato di presentazione del “Turinislamic economic forum” – può aprire tali mercati all’iniziativa delle nostre imprese. Torino, città in costante trasformazione, può assicurare a tutto il mondo finanziario numerose opportunità d’investimento e non intende perdere l’occasione di offrirle anche a un partner così importante, come lo è quello rappresentato dal mondo islamico». Fin qui, gli intendimenti della Città, che promuove il Forum insieme con Camera di Commercio e Università. Ma quella parola, Shari’a appunto, ha scatenato le indignate reazioni dell’opposizione, ancora memore delle polemiche per la locandina, giudicata blasfema delle mostra fotografica della Lgbte. (…) il capogruppo di Forza Italia, Andrea Tronzano, che gira all’assessore un interrogativo: «Vorrei che ci venisse spiegato se nel convegno si approfondiranno le tematiche relative alla tracciabilità del denaro e alle fonti di finanziamento dei gruppi estremisti». (…) [p.var.] 
