Fuoco preventivo su Piero Fassino – Italia Oggi

Fuoco preventivo su Piero Fassino – Italia Oggi

Per paura, questa è l’interpretazione più gettonata, che il sindaco torni a far ombra nel Pd.
Dopo la dirigente che dava lavori al figlio, un altro caso.
Il sindaco di Torino sotto attacco per paura che torni a fare ombra nel Pd. Con il caos e le lotte parricide e fratricide che stanno attraversando i democratici e con la possibilità che anche in Piemonte si vada al voto anticipato, Piero Fassino si scalda per ritornare in campo. E di colpo la sua amministrazione finisce nel mirino tanto da fargli gridare al «fango nel ventilatore». E siamo solo all’inizio perché appena disinnescato il caso della dirigente che affidava i lavori a sua insaputa anche alla società del figlio, spunta un nuovo caso di parentopoli del city manager che doveva proprio controllare i conti della responsabile dimessasi questa settimana. Cosa succede all’ex segretario dei ds? L’ultima indagine di Datamonitor sul gradimento dei sindaci italiani lo aveva confermato al secondo posto davanti a Matteo Renzi. Qualche settimana fa, intervistato da Sette del Corriere della Sera si era atteggiato quasi da statista, assicurando il paese sulle intenzioni della Fiat che non se ne sarebbe andata dall’Italia e mettendo in luce il suo profilo più giovane e autorevole di tutti i politici del suo partito e non solo, tanto che lo stesso rottamatore non l’aveva mai incluso nelle liste di personaggi da rottamare. A Torino poi, sta lavorando sotto traccia per compattare il partito evitando la spaccatura che sta registrando in tutto il paese e dimostrando insomma che lui è in grado di tenere più uniti di Pier Luigi Bersani e del suo sfidante. Una serie di segnali che al Nazareno hanno fatto squillare i primi allarmi sulla possibilità di un rientro di Fassino sulla scena nazionale. Se Massimo D’Alema è il solito artefice dell’invio di personaggi ingombrati alla guida dei comuni lontani dalla Capitale, lo aveva fatto con Sergio Cofferati a Bologna e ha spinto per Fassino a Torino, l’indebolimento dell’immagine del presidente del Copasir aiuta il ritorno dell’attuale sindaco. Che però appena ha incominciato soltanto a pensare a un suo ritorno «per il bene del partito», sono incominciati i grattacapi all’interno della sua amministrazione. Per un po’ di giorni infatti il suo nome sulle pagine nazionali è stato abbinato alla storia di Anna Martina. La dirigente del comune, famosa per la regia dei grandi eventi cittadini, dai giochi invernali del 2006 ai festeggiamenti del 150° anniversario dell’Unità d’Italia dello scorso anno, diventata fedelissima di
Fassino e accusata di aver concesso appalti alla società del figlio, senza neppure essersi accorta. Il sindaco ha provato a difenderla ma diventata ormai una spina nel fianco, lunedì ha accettato le sue dimissioni e intervenendo nel consiglio comunale ha detto «basta gettare fango nel ventilatore» e ha promesso che si provvederà a fare pulizia e chiarezza». Preoccupato che possa danneggiare l’immagine di Torino e la sua, Fassino ha chiesto uno stop ai veleni perché «non corrisponde alla realtà rappresentare l’amministrazione comunale come viene fatto in questi giorni. Penso che questa città abbia una consolidata e riconosciuta tradizione di buon governo e sana amministrazione che ha il dovere di essere rispettata, non devono essere evocate ombre infondate e non si devono mettere sotto accusa persone e atti amministrativi senza ragione». E per tranquillizzare tutti ha annunciato che sarà il suo fidatissimo direttore generale Vaciago ha fare chiarezza sulla vicenda. «La procedura è partita oggi in quanto Cesare Vaciago è rientrato solo ieri da una missione all’estero. Inoltre, in relazione agli incarichi affidati da Turismo Torino e dal Comitato Italia 150, ho richiesto, nei tempi più rapidi, informazioni su eventuali conferimenti alla società Punto Rec (dove è socio il figlio della Martina). Entro pochi giorni prevedo che quest’azione istruttoria sarà completata». Neppure il tempo dell’annuncio e Vaciago è diventato un nuovo obiettivo per colpire il sindaco. Ad attaccare per primi ci hanno pensato i grillini Vittorio Bertola e Chiara Appendino che hanno preparato un’interpellanza per chiedere lumi sui due nipoti del city manager assunti nell’amministrazione e in una sua controllata. Ad alimentare il nuovo fuoco poi, è intervenuto pure il capogruppo Pdl Andrea Tronzano che ha gettato ombra su un’altra nipote (e marito) che lavora in un’organizzazione che riceve contributi dal comune. Vaciago ha subito negato suoi coinvolgimenti ma intanto una nuova ombra è stata calata su un altro fedelissimo di Fassino. [A. Calitri]

18.10.12_ItaliaOggi_Vaciago