Gli studenti del Faà di Bruno “No all’omofobia nel liceo” – La Repubblica

Gli studenti del Faà di Bruno “No all’omofobia nel liceo” – La Repubblica

Il messaggio: qui s’insegna l’accaglienza, in nome del Vangelo
«Non rispecchiano il nostro pensiero». Dissentono dalle idee omofobe gli studenti dell’istituto cattolico Faà di Bruno: «Non vogliamo passare per una scuola integralista, i nostri insegnanti ci hanno insegnato il rispetto e l’accoglienza indipendentemente dall’orientamento sessuale delle persone». Fermezza e al contempo indignazione sono i sentimenti che si ritrovano nelle parole degli studenti: non vogliono minimamente lasciare spazio al pensiero che loro possano avere qualcosa a che fare con quelle che i critici hanno definito «lezioni di omofobia». Incontri per i genitori organizzati dalla scuola, poi sospesi dopo la bufera – la polemica si trasferisce oggi in Sala Rossa con le comunicazioni della giunta- che avevano, per argomento, la «bellezza della famiglia tradizionale minacciata dall’ideologia gender» con una conferenza inaugurale a cura di un’infettivologa, Chiara Atzori, conosciuta per essere tra le sostenitrici della «terapia riparativa» per curare l’omosessualità.
Tra gli allievi del liceo, che in tutto conta una cinquantina di iscritti, l’iniziativa non è piaciuta. E dopo averne letto sui giornali, hanno discusso sul da farsi: «Credenti o non credenti, la nostra è una scuola aperta, non potevamo stare in silenzio», raccontano. E in accordo tra loro hanno trovato il coraggio di scrivere una lettera in cui prendono le distanze dalla presidenza della scuola. Missiva indignata, nei contenuti. E ferma, fermissima, nei toni. «Intendiamo dissociarci dalle attività proposte dall’istituto legate all’omosessualità», scrivono: «Da sempre abbiamo avuto docenti che ci hanno educato al rispetto e all’accoglienza dell’altro indipendentemente dall’orientamento religioso, sessuale o politico, in nome del messaggio di amore del Vangelo – proseguono Tale insegnamento non verrà mai meno, soprattutto in momento così difficile perla società e per determinate minoranze segnate anche di recente da gravi e tristi fatti di cronaca».
Gli studenti vanno oltre. Non si allineano acriticamente all’insegnamento cattolico: «Sappiamo che l’attuale magistero della Chiesa è fonte di controversie». E soprattutto riconoscono che l’aver invitato la dottoressa Atzori non sia stato il modo migliore per parlare di un tema così sensibile: «Noi desideriamo esprimere il nostro dissenso e porgere le nostre scuse a chi si sia sentito giustamente ferito e offeso datali circostanze concludono – ben consci che alcune delle idee propugnate dai relatori della conferenza circa la presunta natura patologica dell’omosessualità corrispondono a direttive che l’Organizzazione mondiale della sanità ha abbandonato da quasi trent’anni».
Solidarietà al Faà di Bruno è stata espressa invece dall’Agesc, l’associazione dei genitori delle scuole cattoliche: «Deploriamo il modo con cui qualcuno intende la democrazia, quasi che fosse a proprio uso e consumo, cercando di far tacere tutte le voci che sono fuori dal coro ancor prima che queste possano esprimersi» dice il presidente Alberto Casella. E dai consiglieri comunali del Pdl: «L’omofobia è certo da contrastare ma non è pensabile che possa farsi spazio l’idea che sia un reato esprimere un’opinione positiva sulla famiglia». [G. Guccione]

04.11.13_Repubblica_Omofobia