I torinesi difendono corso Unione “Resti così com’è” – La Stampa

I torinesi difendono corso Unione “Resti così com’è” – La Stampa

L’ipotesi di cambiare nome non convince i più. L’ex candidato Pdl Coppola: i problemi sono altri.

Ora, sarà pure improponibile (troppe complicazioni burocratiche) e, soprattutto, non è una priorità. Eppure l’argomento è caldo, altrimenti – tanto per dirne una – oltre quattromila persone non si sarebbero scomodate il giorno di Ferragosto per dire la loro sul sito Internet de La Stampa. Affermando, a larga maggioranza, che corso Unione Sovietica non deve cambiare nome.

Il corso della storia
Questione di abitudine, magari. O forse è un’immedesimazione nei disagi a cui andrebbero incontro i residenti, costretti a rifare tutti i documenti. O, ancora, conservazione della memoria storica. Corso Unione Sovietica, infatti, non è eredità dei tempi in cui il partito Comunista era potente in città. È frutto di un’altra storia, meno recente: fine della seconda guerra mondiale, quando Torino decise di rendere omaggio alle quattro potenze vincitrici della seconda guerra mondiale. E dunque: corso Francia, corso Inghilterra, corso Stati Uniti (che spodestò corso Duca di Genova, fratello del re Vittorio Emanuele II) e corso Unione Sovietica.
Cambiare nome (anche trasformandolo in corso Russia, come propone qualcuno) sarebbe un errore storico, dunque? «La storia non si cancella sostituendo un’insegna» (…)

Coro di «no»
E il Pdl? Verrebbe da dire che da un pezzo ha smesso di cavalcare l’argomento. Anche perché – come dice il capogruppo Andrea Tronzano «sebbene anacronistico e storicamente imbarazzante, per l’Anagrafe il cambio sarebbe impossibile da gestire». Già l’ultimo candidato sindaco, Michele Coppola, si era ben guardato dall’esercitarsi sul tema: «Non mi affascina, se devo dire la verità. Anche perché non vorrei che si svegliasse qualche nuovo inseguitore di notorietà con l’idea di cambiare nome a corso Vittorio Emanuele II o corso Duca degli Abruzzi. Ci sono tante cose a cui pensare anziché giocare a “ruzzle” con i nomi delle vie. Se poi proprio si vuole, si faccia un referendum tra i residenti».
Magari si farà, ma l’esito sembra scritto. Nel 2011 sul sito «firmiamo.it» fu lanciata una petizione on line per «abolire corso Unione Sovietica a Torino, retaggio di un brutto ricordo». Hanno firmato in tre. Nessuno residente a Torino. [A. Rossi]

Andrea Tronzano: «Storicamente è imbarazzante ma l’Anagrafe avrebbe seri problemi»

17.08.13_Stampa_Cosro Unione