II centrodestra ha pronta per Torino l’alternativa – Il Giornale del Piemonte

II centrodestra ha pronta per Torino l’alternativa – Il Giornale del Piemonte

Il capogruppo del Pdl in Sala Rossa illustra il modello per la rinascita

«Casa, welfare, sviluppo, debito e derivati, piano regolatore, tributi locali, sicurezza e riorganizzazione della Polizia Municipale, asili, mense scolastiche e poi la cascata di problemi di vita quotidiana. Questi gli argomenti sul tavolo del Pdl il 17 settembre: consiglieri comunali e capigruppo in Circoscrizione a confronto. Ci assumeremo le nostre responsabilità per dare un modello alternativo a quello della sinistra». Parola del capogruppo del Pdl in Comune, Andrea Tronzano.

All`orizzonte c`è almeno un quinquennio di giunta Fassino.

«Vediamo se i suoi consiglieri lo consentiranno: troppi scontenti pronti a imboscate. In ogni caso, senza programmazione si rischia la paralisi. Il pericolo che almeno un quarto delle fasce deboli restino tagliate fuori dalla rete dei servizi del Comune è elevato. Dobbiamo creare le condizioni per attrarre lavoro e offrire una casa ai torinesi: le due vere priorità».

Poi sul tappeto c`è la questione trasporti, l`inquinamento, il traffico.

«Noi siamo per mezzi pubblici puntuali, puliti, frequenti e sicuri e per l`abolizione della Ztl allargata. Oggi Torino deve vivere e svilupparsi, non sopravvivere alle mille gabelle pensate per fare cassa».

A proposito, che ne pensa del pass per entrare in centro?

«Irrealistico. In Italia non abbiamo il problema delle grandi metropoli. A Milano i milanesi hanno bocciato la Moratti per questa ragione».

E la Metro?

«Ci ha cambiato la vita ed è il caso emblematico di questa città che storicamente ha condizionato le sorti delle nazioni. Cento anni dopo abbiamo rinunciato alla visione strategica privilegiando la tattica ed abbiamo perso 50 anni. Morale: Torino sembra incapace di scrollarsi di dosso il problema di cosa fare da grande. Una volta le giunte rosse erano famose per la pianificazione; invece solo Chiamparino, in 30 anni, ha intelligentemente animato la città realizzando un piano regolatore non suo. Per il resto: zero progetti. L`unico risultato significativo è stata la rivoluzione della Spina 2, ma è tutta la città ad attendere un rinnovamento. Per i veti incrociati interni alla sinistra stiamo ancora aspettando la nascita di un polo di sviluppo e di occupazione fondamentale: la Città della Salute».

E se il buon giorno si vede dal mattino il malato Torino non può dormire sonni tranquilli.

«Tutti gli enti locali vivono momenti difficili, ma, pur se in una crisi globale, non possiamo dimenticare i fatti: è stata la prima giunta Chiamparino a credere nei derivati, quei prodotti finanziari che hanno provocato un mare di guai, non solo a Torino».

Preoccupato?

«Più che altro sorpreso dalla poca aggressività dell`amministrazione Fassino a prendere la situazione di petto. Noi abbiamo chiesto tutti i dati necessari e siamo pronti a esigere che Torino segua il virtuoso esempio della Regione. Certo, c`è sempre una buona ragione per dire che con qui soldi non si risolvono i problemi, a cominciare da quello del welfare, ma se li avessimo risparmiati ci saremmo trovati con qualche milione in più. Ci impegniamo ad accertare la natura e l`entità del debito perché è l`unico modo per mettere un punto a favore della trasparenza sia a vantaggio del cittadino sia per responsabilizzare l`Amministrazione».

Fassino dice: il nostro è un debito sano perché frutto di investimenti.

«Come sempre si tratta di una visione distorta. Quanto meno parziale».

Perché parziale?

«Prendiamo le Olimpiadi. Se andiamo a vedere, il Comune non ha messo più del 40 per cento negli investimenti. Nessuno lo ricorda ma l`evento è costato agli organizzatori 1,4 miliardi. Le opere sono state finanziate dallo Stato. Ogni spesa è stata coperta dallo Stato o dagli sponsor. Adesso si scopre che il Comune si è indebitato per le olimpiadi. Pura fantasia difensiva.».

Abbiamo vissuto oltre le nostre possibilità?

«Abbiamo speso male i tanti soldi a disposizione, non abbiamo costruito opere utili, abbiamo investito poco sulla logistica, non abbiamo aiutato la crescita e in più abbiamo creato bisogni di cui non c`era necessità ovvero con quei soldi abbiamo fatto del welfare mascherato oppure, se preferite, clientelismo».

Cosa si aspetta da Fassino?

«Che non sia un sindaco nostalgico e insieme ai suoi assessori intervenga su una Città ormai priva di identità, frammentata nelle sue storiche fondamenta, in balia del multiculturalismo politicamente corretto. I recenti fatti di Londra costringono a una riflessione. Mi aspetto, poi, una autocritica sulle banche; si fanno alleanze per cooptazione, salvo poi scoprire che Torino ci perde. Insomma non c`è una strategia. Solo tattica. Se si fa caso tutte le volte che la Città ha partorito un`idea ha fallito».

A quali idee allude?

«Lumiq è clamorosa. La Città decide di puntare sul cinema e sulle tecnologie all`avanguardia e realizza un`impresa che sopravvive solo grazie alle ricapitalizzazioni. Che dire poi di Tne. Le aree dove una volta c`era la Fiat sono in agonia perenne. Insomma, a Torino la politica è succube delle grandi corporazioni e di qualche monopolista e, nel continuare ad applicare le loro ricette, perde le sue scommesse e si impoverisce. Siamo sudditi dell`agonia del loro successo a scapito del bene comune».

Pensa alla Fiat?

«Assolutamente no. Marchionne ha centrato nel segno e persegue un obiettivo; con lui ci sono i lavoratori e chi vuole che Torino rimanga industriale. Dio ci scampi dal partito del non fare, dalla Fiom ai NoTav.»

Il suo auspicio?

«Una politica che sia forte con i forti a favore del bene comune. Una politica onesta, sobria, coerente, efficace per riallacciare i rapporti con i cittadini. La politica deve riconquistarsi il ruolo per la quale è nata: essere la direzione suprema della cosa pubblica».

LE PROPOSTE Pronte le nostre soluzioni per la Città

GLI IMPEGNI Lavoro e casa le due priorità dimenticate da Fassino