In Sala Rossa si discute sul Patto di Stabilità Interno – CittAgorà

In Sala Rossa si discute sul Patto di Stabilità Interno – CittAgorà

Dopo l’intervento del sindaco Piero Fassino sulle motivazioni che hanno indotto la Città di Torino ad uscire dal Patto di Stabilità Interno, in Sala Rossa hanno preso la parola i consiglieri comunali.

Andrea Tronzano (PDL): Abbiamo ricevuto solo oggi una relazione della Corte dei Conti, che evidenzia l’espansione delle spese correnti, risalente al 17 novembre! Se avessimo potuto conoscerla prima, avremmo cercato di contribuire a trovare delle soluzioni. Così annunciata, la violazione del Patto di stabilità dimostra ancora una volta come il senso della legalità da parte della sinistra sia in realtà ‘a corrente alternata’. Credo che sin dall’estate scorsa il sindaco stesse pensando all’uscita dal Patto, anche per recuperare un’immagine a livello nazionale alla quale sembra tenere moltissimo. Noi vogliamo collaborare, ma come possiamo fidarci di un sindaco che agisce da uomo di parte, tenendoci all’oscuro dei fatti? (…)

La Sala RossaHa quindi preso la parola l’assessore al Bilancio Gianguido Passoni: Credo che il Patto di Stabilità debba essere immaginato come un vestito sopra i conti della Città, come un tutore medico che vincola i movimenti del Bilancio, ma che non è solo il Bilancio in senso stretto. Perché il Patto si muove anche oltre le regole del Bilancio, all’interno di rapporti di natura europea. Inoltre, le manovre governative hanno richiesto un crescente sacrificio e le leggi finanziare cambiano nel corso dell’anno. Non è facile rispettarle per un ente come il Comune di Torino che ha effettuato 1.923 milioni di euro di pagamenti in un anno: una parte rilevantissima del prodotto interno regionale.
Fino al 2007, poi, il Patto di stabilità si limitava ai tetti di spese. In seguito, con la grande stretta finanziaria europea, si è passati a considerare tutti i flussi finanziari, penalizzando così chi aveva debiti in corso per grande opere.
Ora, dopo il recente declassamento del rating dell’Italia, tutti i Comuni probabilmente verranno declassati. Anche per questo, abbiamo chiesto allo Stato di “allentare il tutore”, di avere maggiore libertà di movimento: la risposta arriverà nei prossimi mesi. Possiamo rientrare nel Patto aumentando le entrate, riducendo le spese e garantendo dismissioni reali di beni. Tutto ciò viene fatto nella prospettiva di mantenimento dei servizi, con strutturalità. E lo faremo con la massima trasparenza. Governeremo con senso di responsabilità e cognizione di causa.
Lo sforamento del Patto non è una sfida, ma era necessario e contingente: occorre mandare avanti la città, garantire il reddito dei lavoratori e lo sviluppo di Torino, senza perdere il senso di responsabilità dei servizi.

Infine, il dibattito in aula è terminato con le repliche del sindaco Fassino: Non possiamo discutere a prescindere dal quadro economico-finanziario e politico in cui ci troviamo. La situazione del Paese è complessa: il declassamento dell’Italia operato da Standard and Poor’s comporterà l’automatico declassamento per tutti i Comuni. E primari istituti bancari vivono in condizioni di sofferenza e sono costretti a rivedere i propri investimenti, compresi istituti con cui la nostra Amministrazione opera abitualmente.
Le difficoltà riguardano tutti, anche i Comuni che hanno rispettato il Patto: c’è chi ha rispettato il Patto vendendo un palazzo o quote di una s.p.a., ma sono misure straordinarie, non ripetibili. A Torino la situazione è più complessa, perché il Patto è cieco e penalizza chi ha investito.
Non siamo usciti dal Patto per “disobbedienza civile”: è stata una scelta inevitabile, necessaria e ineludibile dovuta alla criticità del mutamento del quadro finanziario.
Quattro sono le sanzioni previste: una riduzione dei trasferimenti statali del 3% rispetto al bilancio di esercizio (per Torino, la riduzione di una trentina di milioni di euro); la riduzione del 30% delle indennità degli amministratori (un provvedimento odioso, anche perché vale solo per gli amministratori locali); impossibilità di contrarre mutui (ma in virtù del “decreto mille proroghe” i margini erano già esauriti per le grandi città); blocco delle assunzioni (ma già i margini erano minimi).
Mi sono comunque già attivato per ottenere la revisione del sistema sanzionatorio.
Oggi il ministro Corrado Passera ha incontrato una delegazione dell’Anci e seguiranno altri incontri con gli altri ministri: l’Anci ha infatti predisposto un corpo di proposte per riscrivere un Patto di Stabilità in termini sostenibili. Analoga battaglia la sta facendo il Governo italiano in sede europea, affinché gli investimenti vengano valutati in maniera diversa dalla spesa corrente.
In ogni caso, la necessità di un politica di bilancio rigorosa, non comporta delle riduzione nelle nostre ambizioni nel governo della città. Mettere in atto una politica di risanamento non significa rinunciare a investimenti e alla trasformazione di Torino, uno dei motori di sviluppo della città. Con le quattro linee d’azione che ho citato prima e con il ricorso a risorse e capitali privati, vogliamo continuare a modernizzare Torino, offrendo ai torinesi più opportunità e più occasioni di lavoro, di reddito, di vita.

Nelle foto: La Sala Rossa.

M.Q.