La moglie di Musy scrive a sindaco e Sala Rossa – CronacaQui

La moglie di Musy scrive a sindaco e Sala Rossa – CronacaQui

«Qualcuno prenda in aula il posto di mio marito».
Una lettera piena di dolore e di dignità, quella che Angelica Musy ha scritto ai colleghi di suoi marito Alberto. Una paginetta scritta con stile asciutto e spedita per posta elettronica ai consiglieri comunali e al sindaco di Torino Piero Fassino in concomitanza di un anniversario tanto drammatico come quello dell’agguato che ha costretto l’ex candidato sindaco per il Terzo Polo ad affrontare il limbo di un’insondabile incoscienza. Soprattutto, a toccare corde profonde è quello che Angelica Musy scrive alla civica amministrazione: da un anno mio marito non può partecipare alle sedute della Sala Rossa, da un anno il plenum dell’agorà cittadina è irraggiungibile. Bene, fate qualcosa per cambiare questo stato di cose. Fatelo voi, che potete.
Angelica parla per Alberto, nella sua lettera. E scrive questo: «Credo di non tradire il suo pensiero dicendo che Alberto ha sempre inteso l’impegno in politica come un servizio, per restituire qualcosa alla Città e al Paese, mettendo la sua esperienza e le sue capacità a disposizione delle istituzioni democratiche, esercitando le funzioni pubbliche “con disciplina ed onore” (art. 54, Costituzione), per provare a realizzare libertà e giustizia». E poi ancora: «Ad Alberto piaceva infatti ricordare la storia del giovane re Salomone, che in occasione dell’incoronazione non chiese a Dio successo, ricchezza, una lunga vita, l’eliminazione dei nemici, ma “la saggezza nel governare”, concedendo “un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male”». Infine quell’appello che parla al cuore di ognuno: «Sono sicura che, se Alberto si accorgesse di non essere più in grado di svolgere le funzioni pubbliche di consigliere, non esiterebbe a rassegnare le dimissioni, per consentire ad altri di svolgere quelle funzioni pubbliche e al Consiglio comunale di tornare a operare nel suo plenum, garanzia di democraticità. Se potesse, lo farebbe. Purtroppo non può farlo».
Parole che si accompagnano a una preghiera che è anche un auspicio: «Spero dunque che la saggezza di governo vi faccia trovare nella legge la soluzione perché Alberto possa abbandonare la carica di consigliere, che oggi proprio Alberto non vorrebbe ricoprire non potendo farlo nella pienezza che la carica stessa richiede».
Parole così drammatiche che nessuno, tra i consiglieri della Sala Rossa, si sente di lasciarle cadere nel silenzio. «Un gesto d’amore e di sensibilità, ne parleremo già alla capigruppo di venerdì» assicura il presidente del consiglio Giovanni Maria Ferraris. Al suo posto subentrerebbe Dario Troiano. Ma non è questo che conta. «L’alto senso delle Istituzioni, da un lato, e di amore per Alberto, dall’altro, di Angelica sono un esempio di straordinaria bellezza in tempi bui come questo» sottolinea il capogruppo del Pdl Andrea Tronzano. (…)
[P. Varetto]

20.03.13_ToCronaca_Musy