E tra il Comune e i rappresentanti degli ambulanti è rissa verbale
È finita in rissa. Verbale, sia chiaro. Ma con toni tali che nemmeno nei peggiori bar di Caracas. Un rumore che fa passare un po’ in secondo piano gli unici, apparenti, piccoli progressi sul pagamento della tassa raccolta rifiuti, la Tares, per gli ambulanti: ad esempio la disponibilità del Comune a studiare una rateizzazione mensile nel 2014 da conguagliare a fine anno. Dicevamo, rissa verbale. Non poteva finire diversamente l’incontro, sollecitato dal Pdl Tronzano, fra le associazioni dei commercianti, in particolare quelle degli ambulanti, e la Sala Rossa che sta per varare le tariffe che servono a calcolare la Tares, le quali, rispetto a un anno fa, comporteranno un aumento di circa 25 milioni: da 179 a 204. Un aumento che sarà pesantissimo per tutte quelle categorie che producono «rifiuti umidi», i più costosi da raccogliere: ambulanti di alimentari e ristoranti in testa. Tanto che la giunta e l’assessore Passoni, il quale è riuscito a mantenere il suo aplomb british più o meno per metà seduta prima di schizzare, hanno stabilito che per queste categorie non ci possono essere aumenti superiori al 20%. «Grazie, ma andatelo a dire a chi nel 2012 ha pagato 41 mila euro se l’aumento del 20% è poco o tanto», è stato il coro di Confesercenti, Confcommercio e varie associazioni di categoria come Anva, Goia, Epat, Fiva, accorse nella Sala dell’Orologio. Ora, potremmo elencare altre decine di esempi portati dai commercianti per dimostrare che la tassa li uccide. Ma per provare a capire bisogna guardare i numeri e scoprire che, come in tutti i gialli, anche per la Tares l’assassino forse è il maggiordomo. Com’è noto, la legge impone di far pagare a chi produce rifiuti – cioè noi – tutto ciò che si spende per raccoglierla e smaltirla: quindi il conto dell’Amiat (179,5 milioni, Iva compresa) e quello degli uffici comunali impiegati per la riscossione (quasi 24 milioni) più frattaglie che fanno un totale di 204 milioni. Una cifra che viene divisa fra famiglie (45%) e imprese (55%). E all’interno delle imprese è suddivisa secondo tariffe elaborate da Amiat che si basano su uno studio dell’Ipla del 2004 diventato il feticcio dei commercianti convinti che quei numeri non siano in grado di stimare correttamente la produzione dei rifiuti dell’ambulante piuttosto che del ristoratore. Ferraro dell’Epat, carte alla mano, ha dimostrato che anche in altre città italiane – ma meno che a Torino – accade la stessa cosa e in quelle città si usano altre tabelle. (…) [B.Minello]
“La tassa raccolta rifiuti ci strangola”. Nel 2014 forse rateizzazione mensile – La Stampa
Posted on 17 Ottobre 2013 in RASSEGNA STAMPA