Liste d’attesa: la piaga non finisce mai – Il Giornale del Piemonte

Liste d’attesa: la piaga non finisce mai – Il Giornale del Piemonte

Tronzano (Fi) snocciola i dati del Ministero in Commissione

Hai un tumore alla prostata? Intervento entro 30 giorni; attesa in Piemonte 41,3 giorni; media nazionale 35,9 giorni. Hai un tumore al colon? Intervento entro 30 giorni; attesa in Piemonte 28,8 giorni (più alto in Italia) a fronte di una attesa media nazionale di 19,8 giorni. E se una donna contraesse un carcinoma all’utero? L’intervento dovrebbe essere programmato sempre entro i soliti 30 giorni. In Piemonte l’attesa è di 26,3 giorni (peggio c’è solo il Lazio) a fronte di una media nazionale di 21 giorni. E volete sapere quanto occorre attendere prima di intervenire su una mammella aggredita dal cancro? Trentasei giorni virgola
cinque (il più alto in Italia) contro una media nazionale di 23,7 giorni. Poi chi ha un problema con le protesi all’anca, sta fresco. Intervento teorico entro 30 giorni ma l’attesa nella Sanità piemontese è di 66,5 giorni (peggio ha fatto registrare soltanto la Basilicata) contro una media nazionale di 37,2 giorni. E non è mica l’opposizione che snocciola questi numeri, ma il ministero che ha pubblicato la classifica delle liste d’attesa del 2014 divisa regione per regione. Mica ce la caviamo tanto bene però. In audizione a Palazzo civico per fotografare lo stato di avanzamento lavori sul pianeta dei camici bianchi l’assessore alla Sanità Saitta prende atto della fotografia su cui naturalmente l’opposizione cavalca annunciando un piano per attenuare la piaga dei tempi lunghi.

In pratica uno va in tribunale e sa quando entra ma non quando esce. Poi una capatina in ospedale e anche qui è dato di conoscere l’orario e la data d’ingresso ma non quando sarà curato. In realtà la tac eseguita dal ministero sui tempi di attesa è piuttosto chiara. Macchie ovunque. Non siamo messi molto bene, insomma.

Ma sia chiaro però: la piaga si trascina di giunta in giunta. Ma Andrea Tronzano di Forza Italia oltre che perle liste lumaca è preoccupato dei tagli ai livelli minimi di assistenza. «Il rispetto dei Lea deve essere garantito così come anche la tutela del settore privato della sanità che conta oltre 5mila addetti. Senza prevedere almeno queste cose basilari non sarà mai possibile ridurre le liste di attesa e garantire i servizi ai cittadini. Anche perché una parte importante la deve svolgere la sanità privata convenzionata che non deve essere penalizzata per ragioni politiche; sarebbe un danno per l’occupazione e per i cittadini».

01.05.15_GiornalePiemonte_Sanità