Il salasso della Tares ci costerà 20 milioni «Trenta euro a testa» – CronacaQui

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Le discariche intanto minacciano la chiusura «Martedì possiamo essere in emergenza rifiuti»

Se persino chi sarà chiamato a incassarla non esista a definirla «disumana», nonché parto di un «problema incorreggibile», allora viene da pensare che qualcosa di storto nella nuova tassa rifiuti ci deve pure essere. Perché l’assessore al Bilancio Gianguido Passoni non usa certo parole tenere per parlare della Tares, l’imposta che il governo ha istituito accorpando i vecchi tributi per lo smaltimento dell’immondizia a un balzello che andrà a coprire i servizi “indistinti” erogati dai Comuni, tra manutenzioni, illuminazione pubblica e polizia locale. Trenta centesimi a metro quadro, nella migliore delle ipotesi. Quaranta – o addirittura cinquanta – in quelle più pessimiste. Non meno di 15-20 milioni di euro che i 520mila torinesi titolari di una cartella Tarsu dovranno versare nelle casse di Palazzo Civico a partire da giugno, quando verrà recapitata la prima delle tre rate di pagamento.
Mancando ancora un governo, senza che all’orizzonte si intravedano neppure i margini per ricomporre le fratture parlamentari, non è ancora certo che la Tares entri in vigore già quest’anno. Ma questo, da un punto di vista contabile, all’assessore Passoni poca importa. Il passaggio dalla vecchia Tarsu alla nuova imposta, infatti, porterà ritocchi quasi trascurabili, nell’ottica del 2%, necessari a coprire i costi indiretti del servizio. Cosa invece entrerà in vigore fin da subito è appunto l’extra di 30 centesimi per i servizi indistinti, necessario a coprire il miliardo di trasferimenti che lo Stato ha tolto ai Comuni per ogni anno da qui al 2015. Una manovra che, nel corso della commissione Bilancio di ieri, qualcuno non ha esitato a definire una «nuova, piccola, patrimoniale». La gabella, infatti, è calcolata sui parametri catastali: chi ha l’immobile più grande paga di più. Per cento metri quadri, L’aumento sarà di trenta euro, nella migliore delle ipotesi. Se l’addizionale sarà invece di 40 centesimi, il conto salirà a 40 euro e via discorrendo.
Una novità che per altro rischia di mandare in crisi l’intero sistema tariffario e di agevolazioni che il Comune ha licenziato nel 2001. «I municipi passeranno i prossimi mesi a stracciarsi le vesti per un problema che non possono risolvere, visto che è di competenza parlamentare» avverte Passoni. L’unica soluzione sarebbe riconfermare il miliardo di euro di trasferimenti sottratto agli enti locali. Altrimenti, l’obiettivo è solo uno: raccogliere i 187 milioni di euro necessari a coprire il servizio. Qualunque politica fiscale sia essa di esenzione per determinate categorie o di agevolazione per altre – dovrà essere studiata a “saldi invariati”: se tolgo a qualcuno devo prendere da qualcun altro, anche a costo di ricorrere a nuove tasse. «Per questo motivo siamo pronti a convocare la commissione mercato tributario, così che tutte le categorie possano confrontarsi» annuncia Passoni. «Ma nelle attuali condizioni aggiunge il capogruppo del Pdl, Andrea Tronzano – è assolutamente necessario verificare rigorosamente l’efficienza di Amiat e, eventualmente, rivedere il costo del contratto di servizio. E poi, mantenere i coefficienti al parametro minimo o intermedio per tutte le categorie commerciali può essere una soluzione per evitare pregiudizi nei confronti di alcuni rispetto ad altri». (…)

[P. Varetto]

30.03.13_ToCronaca_Tares